
La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo contro ignoti sul caso dei tre ragazzi travolti dalla piena del Natisone che ha sconvolto l’Italia intera. Si tratta di una mossa fatta per riuscire a indagare con tutti gli strumenti necessari. Gli inquirenti procederanno con tutte le verifiche per capire se si sarebbe potuto agire meglio per salvare la vita a quei ragazzi, intrappolati sull’isolotto nei pressi del Ponte Romano di Premariacco, prima di essere travolto dalla corrente sotto gli occhi increduli dei passanti. (Continua dopo le foto)
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Tragedia nel Natisone, la Procura indaga per omicidio colposo
Il Procuratore Massimo Lia ha spiegato perché la scelta dell’inchiesta durante una conferenza stampa. “In queste vicende, per procedere bisogna configurare responsabilità di tipo omissivo, non commissivo”, ha fatto sapere. “Condurremo tutti gli accertamenti del caso per accertare se i soccorsi sono stati tempestivi. Mi preme, però, segnalare che, allo stato attuale, non ci sono elementi specifici che ci fanno andare in questa direzione, ma le verifiche sono in fase iniziale”, ha precisato il procuratore. Lia poi, ha rivelato qualche dettaglio a proposito di cos’è successo ai ragazzi lo scorso 31 maggio. (Continua dopo le foto)
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La chiamata ai soccorsi
I ragazzi hanno chiamato i soccorsi. “Patrizia Cormos ha fatto quattro telefonate al numero unico di emergenza 112, l’ultima delle quali senza risposta. La prima chiamata è delle 13.29, le altre nei minuti immediatamente successivi. Dai primi accertamenti, tutto si è svolto in un arco temporale che si può quantificare grossolanamente in mezz’ora. Da una situazione di apparente tranquillità, quel tumultuoso scorrere del fiume Natisone che poi li ha travolti”, riporta le parole del procuratore Libero Quotidiano. Ora gli inquirenti dovranno proseguire con l’indagine per capire se il sistema di soccorso sarebbe potuto essere più efficiente. Intanto, la madre di Patrizia, una delle vittime, ha esposto le sue perplessità sulla vicenda.
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