
C’è un elemento, rimasto per anni in secondo piano, che oggi potrebbe ribaltare il quadro investigativo dell’omicidio di Chiara Poggi. Si tratta di un’impronta di scarpa, etichettata come “impronta numero 44”, rilevata nel 2007 sul muro della scala che porta alla tavernetta. Proprio lì dove fu trovato il corpo della giovane, uccisa brutalmente nella sua casa di Garlasco, il 13 agosto di diciassette anni fa. A distanza di tempo, quella traccia torna al centro delle indagini con un nome preciso: Andrea Sempio.
Secondo la procura di Pavia, che ha riaperto il fascicolo, l’impronta apparterrebbe proprio al giovane che frequentava la casa di Chiara. Una svolta che apre nuovi scenari e, soprattutto, insinua ancora una volta il dubbio su ciò che accadde davvero quella mattina.
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Gli esami del Ris e le tre tracce chiave
A far riemergere i dubbi sono state le analisi del Ris di Cagliari, incaricato di riesaminare i reperti raccolti durante la primissima fase delle indagini. I tecnici hanno focalizzato l’attenzione su tre elementi rimasti per anni sotto silenzio: l’impronta palmare numero 33, l’impronta di scarpa 44 e una traccia ematica etichettata 97F.
Secondo quanto riferito dall’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, la disposizione di questi tre segni lascerebbe pensare a una dinamica ben precisa e — soprattutto — alla possibile presenza di più persone sul luogo del delitto. Ipotesi che, se confermata, rimetterebbe completamente in discussione la condanna inflitta a Stasi, oggi in semilibertà dopo nove anni di carcere.
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