
Garlasco, cosa non torna nella versione di Sempio: le incongruenze tra il racconto in Tv e il verbale. Un’intervista televisiva, alcune affermazioni che non combacerebbero con i documenti ufficiali, una riapertura clamorosa di un caso giudiziario che si credeva chiuso. A Garlasco, quel mattino del 13 agosto 2007, Chiara Poggi fu trovata morta nella sua abitazione. Da allora, Alberto Stasi, il fidanzato, è stato condannato in via definitiva e sta scontando una pena di 16 anni. Eppure, oggi si torna a parlare di quel delitto con nuovi sviluppi che coinvolgono Andrea Sempio, amico d’infanzia del fratello di Chiara. Una ricostruzione, la sua, che sarebbe apparsa traballante, secondo quanto riportano fonti giornalistiche. Ma cosa, esattamente, non torna?
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Andrea Sempio e il malore: un dettaglio mai verbalizzato
Durante un intervento a Quarto Grado su Rete 4, Andrea Sempio ha parlato di un malore avvenuto durante l’interrogatorio nel 2008, dettaglio che non risulterebbe nei verbali dell’epoca. Il Corriere della Sera sottolinea che il ragazzo avrebbe riferito di una “febbre” persistente, con tanto di intervento del 118 nella caserma dei carabinieri. Tuttavia, a maggio – precisa ancora il Corriere – lui e i suoi legali avevano smentito l’episodio, definendolo frutto di “falsità”. Un’inversione di rotta piuttosto marcata, che ha sollevato interrogativi tra gli inquirenti, soprattutto in relazione alla riapertura del caso da parte della Procura di Pavia.
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Garlasco, il nodo dello scontrino e l’alibi di Vigevano
Altro punto controverso è lo scontrino del parcheggio di Vigevano, che rappresenterebbe l’alibi di Sempio per la mattina dell’omicidio. Durante l’intervista televisiva, il giovane ha dichiarato che ci sarebbero state “pause non registrate dagli inquirenti” durante la sua audizione, e che addirittura lo avrebbero rimandato a casa a prendere lo scontrino. Dettagli, questi, che non sembrerebbero emergere con chiarezza dai documenti ufficiali, sollevando dubbi sull’attendibilità dell’alibi. Come riporta Libero Quotidiano, sarebbero proprio queste incongruenze, unite ad altri elementi tecnici, ad aver convinto la procura pavese a tornare sui suoi passi e riesaminare il ruolo di Sempio nella vicenda.
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