Il racconto: il rifiuto, poi l’aggressione alle spalle
Secondo quanto riferito da Tucci, Martina avrebbe rifiutato un abbraccio, voltandosi di spalle. È in quel momento che il ragazzo l’avrebbe aggredita, colpendola alla testa da dietro. L’avvocato spiega che il giovane non sa se la ragazza fosse ancora viva quando ha deciso di occultarne il corpo: “Ha riferito che non respirava più. Dice di essersi reso conto tardi della gravità di quanto aveva fatto”. Tucci, nelle fasi finali dell’interrogatorio, avrebbe mostrato segni di pentimento, afferma il suo legale: “Ha espresso dolore e angoscia. Ha chiesto scusa, per quanto possano valere, alla famiglia di Martina e ai suoi stessi genitori. Ripete spesso: ‘In quel momento non ero io. È stato un raptus di gelosia e rabbia’”.

Il carcere e la sicurezza: “Poggioreale non è il posto adatto”
Il legale ha espresso dubbi sulla permanenza del suo assistito nel carcere di Poggioreale: “È una struttura difficile, situata a ridosso della città. Non credo sia il luogo più sicuro, anche per i familiari che vorranno venire a trovarlo”. Alessio si trova attualmente in una sezione protetta, proprio per evitare ritorsioni o contatti con altri detenuti, data la forte risonanza mediatica del caso. Nel frattempo, la comunità scolastica di Martina si è mobilitata. Compagni e compagne di scuola hanno organizzato un flash mob per ricordarla e chiedere giustizia.
Una delle studentesse ha dichiarato: “Siamo stanche di doverci riunire ogni volta per piangere un’altra ragazza. Martina aveva solo 14 anni. È stato femminicidio, non un raptus. Non possiamo continuare ad avere paura di essere ragazze nel 2025”. La parola “raptus”, usata nella difesa di Tucci, è diventata simbolo di frustrazione e indignazione tra i giovani e le ragazze che hanno partecipato alla manifestazione.