È morto Teo Ciavarella, addio al pianista di Lucio Dalla
Si chiamava Teo Ciavarella, ed è morto all’età di 65 anni, dopo una lunga malattia. Era ricoverato al Sant’Orsola di Bologna, dove nel 2023 gli era stato diagnosticato un tumore raro. Anche durante il ricovero, raccontano amici e colleghi, non aveva mai smesso di suonare. Lo faceva per gli altri malati, per i medici, per sé. In ospedale, il pianoforte era diventato il suo strumento di resistenza. Il Comune di Bologna, con una nota ufficiale, ha espresso il proprio cordoglio: “Apprendiamo con dolore della scomparsa di Teo Ciavarella. Se ne va una figura importante per Bologna, città in cui ha svolto attività concertistica, didattica e di promozione culturale. Compositore di fama internazionale, ha dedicato tutta la sua vita alla musica.”

Dalla Puglia a Bologna: l’anima di un artista
Nato in un piccolo paese vicino Foggia, il protagonista di questa storia aveva scelto Bologna come casa. Una città che, negli anni, lo ha adottato come uno dei suoi più autorevoli ambasciatori culturali. Qui aveva studiato, laureandosi al DAMS, e qui aveva deciso di restare, tra aule universitarie, sale da concerto e club storici della scena jazz. Il suo era un percorso poco appariscente ma solido, costruito in decenni di musica, passione e dedizione assoluta all’arte. Negli anni aveva collaborato con Lucio Dalla, Enzo Jannacci, Renzo Arbore, Paolo Conte, Vinicio Capossela. Ma anche con leggende del jazz internazionale come Jerry Mulligan, Hiram Bullock, Paolo Fresu, Antonello Salis, Fabrizio Bosso, Stefano Di Battista. Un curriculum che parla da sé, ma che non era mai stato ostentato. Preferiva far parlare le mani sul pianoforte, spesso in modo silenzioso, umile, coerente. La sua carriera è stata un lungo viaggio tra club, dischi, teatro, televisione e lezioni.


Tra jazz, teatro e televisione: Teo Ciavarella, un artista completo
Non solo jazz. Ciavarella aveva una curiosità artistica che lo portava continuamente a superare i confini di genere. Ha composto musiche per il teatro comico di artisti come Antonio Albanese, Enrico Bertolino, Paolo Rossi, ma anche per letture sceniche e spettacoli letterari con attrici come Piera Degli Esposti e Monica Guerritore. La sua capacità di fondere musica e parola era riconosciuta e apprezzata nei contesti più diversi. Era anche autore e band leader: suoi gli album “Live at Take Five” (2011) e “Half Way”, tra altri progetti discografici. E non aveva mai smesso di insegnare dizione, improvvisazione e armonia, aiutando decine di giovani a trovare la propria voce artistica. Per Bologna, era diventato un punto di riferimento: non solo come musicista, ma come uomo di cultura, esempio di integrità e passione civile.

Un’eredità di bellezza e coraggio
Il ricordo che si fa più forte, oggi, è quello del suo sorriso e della sua discrezione. Ciavarella era un artista che non amava le luci troppo forti, ma che ha saputo illuminare la vita di chi ha incontrato, sul palco e fuori. La sua è una storia di resistenza culturale, di amore per la musica come strumento di incontro e cura, anche nella malattia. “Suonava per tutti, anche quando era lui ad avere bisogno”, ha raccontato un ex collega del Sant’Orsola. “Un maestro di vita, oltre che di jazz.” Teo Ciavarella continuerà a vivere tra le note delle sue composizioni, nei ricordi dei suoi studenti, e nella voce di quella Bologna che non dimentica chi le ha donato bellezza.