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Calcio italiano in lutto, addio al leggendario portiere

Nel mondo del calcio, ci sono nomi che scorrono veloci, legati a una stagione, a un gol, a un trofeo. E poi ce ne sono altri che restano. Silenziosi, profondi, scolpiti nella memoria di una città. Non servono copertine o titoli altisonanti per riconoscere chi ha lasciato un segno. A volte basta una stagione, una promozione, un gesto ripetuto cento volte tra i pali: una parata all’ultimo secondo, un urlo d’incoraggiamento nello spogliatoio, la mano tesa a un compagno più giovane. Il calcio è fatto anche di queste presenze discrete ma fondamentali, uomini che non hanno mai smesso di indossare idealmente quella maglia, anche quando la carriera si era conclusa. (Continua dopo le foto)

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Chi ama il pallone lo sa: ci sono luoghi in cui la passione per una squadra diventa identità, memoria condivisa. E chi ha saputo rappresentarla sul campo, con disciplina, cuore e appartenenza, viene custodito come si fa con le cose più preziose. Il tempo, però, è inesorabile. E quando uno di questi custodi se ne va, resta il vuoto. Un vuoto che non riguarda solo il calcio giocato, ma l’intera comunità. Perché ci sono persone che, più che calciatori, sono diventate simboli. Come accaduto in questi giorni ad Empoli.

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