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Allarme all’alba nella base italiana a Shama in Libano prima della tregua tra Israele e Iran

Nel pieno del cessate il fuoco tra Israele e Iran, annunciato all’alba da Donald Trump, il suono degli allarmi ha interrotto il silenzio anche nella base italiana di Unifil a Shama, nel sud del Libano. È un nuovo segnale di quanto la tensione resti alta nonostante gli sforzi diplomatici. I militari italiani non hanno mai smesso di vigilare e lavorare, come racconta il portavoce della missione Andrea Tenenti. Ecco cosa è accaduto e qual è la situazione attuale.

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Allarme a Shama, nel cuore della tregua

Mentre il presidente statunitense Donald Trump proclamava il cessate il fuoco tra Teheran e Gerusalemme, nella base di Shama, sede del contingente italiano della missione Unifil nel Libano meridionale, risuonavano gli allarmi, fa sapere Adnkronos. I dispositivi di emergenza hanno ordinato ai soldati di trovare immediatamente riparo, con i dispositivi di protezione indossati, in seguito al rilevamento del lancio di missili tra Iran e Israele.

Si è trattato, secondo le fonti ufficiali, di un allarme di livello intermedio: non il più grave – quello da bunker – come già avvenuto nei giorni successivi all’8 ottobre, ma comunque sufficiente a far scattare le procedure di sicurezza. Il segnale è chiaro: anche a distanza, il conflitto tra potenze regionali ha un impatto diretto sul lavoro delle missioni internazionali.

“Viviamo in una fragile stabilità”: parla l’Unifil

A fare il punto sulla situazione è stato il portavoce della missione Unifil, Andrea Tenenti, che ha confermato ai media italiani il contesto delicato in cui operano i militari: «In questi giorni abbiamo vissuto momenti di tensione. Qui nel sud del Libano viviamo da sempre una fragile stabilità da diversi mesi».

Nonostante l’escalation, l’attività quotidiana dei caschi blu italiani non ha subito interruzioni: «La missione ha continuato sempre a monitorare l’area di operazione, a supportare la popolazione, questo non si è mai fermato», ha precisato Tenenti, sottolineando come le operazioni non abbiano mai cessato, nemmeno nei momenti di maggiore pressione.

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