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Pensioni, taglio del 18% sull’importo per alcuni soggetti: cosa sta succedendo

Fra sette mesi scadrà Quota 102, con la quale si può andare in pensione con 64 anni d’età e 38 anni di contributi. Il problema è che il governo non ha ancora trovato una soluzione per le pensioni. Si teme il ritorno alla legge Fornero, che prevede almeno 42 anni di contributi per andare in pensione. Intanto partiti e sindacati hanno formulato alcune soluzioni alternative. Una di queste prevede però un taglio del 18% su alcuni importi: ecco quali.

Ricalcolo delle pensioni: a chi verrà tagliato l’importo

Quali soluzioni potrebbero essere trovate in così poco tempo prima che scada Quota 102? Fra le varie opzioni ci sarebbe quella di consentire a tutti l’uscita dal lavoro con 64 anni di età e 20 di contributi. Tuttavia il calcolo dell’assegno sarebbe interamente basato sul metodo contributivo. Il che comporterebbe una sostanziale riduzione dell’assegno per chi decide di non attendere i 67 anni previsti dalla legge Fornero per coloro che decidono di lasciare in anticipo il lavoro. Il nuovo importo previdenziale verrebbe ridotto quindi di una quota che va dal 10 per cento al 18 per cento, dipende da quanti anni in anticipo si lascia il lavoro.

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Cosa succederà alla scadenza di Quota 102

Sindacati e partiti hanno diverse idee su come rivoluzionare le pensioni. Tuttavia il Governo si dedicherà al problema probabilmente dopo la questione della crisi energetica che si sta affrontando a causa delle sanzioni alla Russia. I sindacati, dal canto loro, non sembrano entusiasti di un’uscita unica a 64 anni, con ricalcolo contributivo dell’assegno. Le associazioni chiedono piuttosto una pensione a 62 anni, oppure la famosa Quota 41 ovvero 41 anni di contributi a prescindere dall’età, formula totalmente approvata anche dalla Lega. Forza Italia, invece, preferirebbe una Quota 104, che prevede la somma fra età anagrafica e anzianità contributiva.

L’esecutivo, però, non intende gravare troppo sui conti pubblici: con l’attuazione della riforma pensionistica si prevede già una crescita del 7% delle spese per il 2023. Anche l‘Inps ha avanzato una proposta: l’uscita a 63-64 anni con la sola quota contributiva ed il successivo recupero della parte retributiva una volta raggiunti i 67 anni.

 

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