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“Jeffrey Dahmer” approda su Netflix: chi è il serial killer, trama, cast e curiosità

Serie Tv: Jeffrey Dahmer, anche soprannominato “il mostro di Milwaukee” o “il cannibale di Milwaukee“, è stato il serial killer più temuto nel Winsconsin. La miniserie, composta da 10 episodi, non solo è basata dunque su una storia vera, bensì riproduce fedelmente lo svolgimento della tragedia a partire dall’arresto del killer. Ma cosa aveva di così diverso Jeffrey Dahmer dagli altri serial killer da essere narrato in un documentario su Netflix? Come è morto Jeffrey Dahmer? Qual è la trama della serie? Scopriamolo subito.

Dahmer – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer: i dettagli

  • Data di pubblicazione: 21 Settembre 2022 (sulla piattaforma Netflix)
  • Genere: thriller, drammatico
  • Titolo originale: Dahmer – Monster: The Jeffrey Damher Story
  • Episodi: 10 (dai 45 ai 63 minuti)
  • Lingua originale: Inglese
  • Ideatori: Ryan Murphy, Ian Brennan
  • Cast: Evan Peters (Jeffrey Dahmer), Richard Jenkins (Lionel Dahmer), Molly Ringwald (Shari Dahmer), Michael Learned (Catherine Dahmer), Niecy Nash (Glenda Cleveland).
  • Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=HDf3XH-iOqU

La trama della miniserie

La serie tratta i brutali omicidi del serial killer Jeffrey Dahmer, il quale uccideva le sue vittime per poi cibarsene. L’esordio della serie avviene con la cattura dell’uomo da parte della polizia. Egli terrorizzò il Winsconsin dalla fine degli anni ’70 fino all’inizio degli anni ’90, guadagnandosi il titolo di “mostro del Winsconsin“.

Chi era il serial killer cannibale Jeffrey Dahmer?

Per poter comprendere al meglio le dinamiche psicologiche di Jeffrey Dahmer occorre riassumere in breve il suo drammatico trascorso.

La vita

Jeffrey Dahmer (21 maggio 1960 – 28 novembre 1994) nacque a Milwaukee, nel Winsconsin. Alcune fonti affermano che visse un’infanzia normale e serena fino all’età di 6 anni: il clima in casa divenne violento e inquieto e, una volta trasferiti in Doylestown (Ohio), il piccolo Jeffrey divenne preda di un suo vicino di casa, il quale abusò di lui sessualmente e ripetutamente. Da allora il suo carattere divenne presto chiuso, diffidente e apatico: sostenne in seguito di essere stato molto trascurato dai suoi genitori (“fin dalla tenera età”) per via del lavoro di suo padre Lionel Dahmer e per la grave depressione di sua madre, Joyce Annette.
Dall’età di 8 anni Jeffrey incominciò a manifestare dei comportamenti inquietanti ed insoliti: collezionava resti animali per poi seppellirli nel boschetto situato dietro casa; una volta domandò a suo padre, un chimico, cosa sarebbe successo se si fossero immerse delle ossa di pollo nella candeggina e Lionel, ingenuamente, gli mostrò come sbiancare e mantenere perfettamente conservati gli scheletri animali; all’età di 15 anni decapitò la carcassa di un cane deceduto per poi inchiodarne il corpo su un albero e appenderne il teschio su di un bastone. Inoltre, a 13 anni, incominciò a sviluppare delle fantasie necrofile.
Subì del bullismo da parte dei suoi compagni per via del suo carattere inusuale e chiuso; all’età di 16 anni iniziò a consumare una severa quantità di alcolici anche nelle ore diurne. Quando raggiuse la pubertà, Jeffrey capì di essere gay, ma scelse di non condividere questa scoperta con i suoi genitori; inoltre, si sposò con una donna che più tardi lo tradì. Questo portò Jeffrey ad un’ulteriore chiusura in se stesso.

La sua prima vittima

Egli era uno studente molto intelligente e si diplomò regolarmente nel 1978, anno in cui avvenne anche il divorzio dei suoi genitori. Subito dopo avvenne il suo primo omicidio ai danni di un autostoppista, Steve Hicks, colpendolo con un manubrio di 4,5 kg e poi soffocandolo. Dopo un abuso sessuale, lo smembrò, sciogliendo la carne nell’acido e frantumando le ossa con una mazza da baseball.

In totale furono ben 17 le sue vittime. Egli usava conservare i loro resti nel frigorifero, destinati a diventare cibo. Fino all’ultima delle sue vittime egli non venne mai scoperto. A causa dell’abbandono dell’università per scarsa frequenza e per via del suo marcato alcolismo, il padre lo spinse ad arruolarsi nell’Esercito degli Stati Uniti. Ma nel 1981, suo padre lo mandò a vivere a casa di sua nonna: poiché la donna era l’unico membro della famiglia a cui Jeffey mostrava affetto, Lionel sperava che la sua vicinanza potesse spronare il figlio a vincere l’alcolismo, trovarsi un lavoro e diventare un uomo responsabile. Dopo essere stato licenziato al Milwaukee Blood Plasma Center, trascorse i successivi due anni da disoccupato coltivando i suoi macabri interessi: scioglieva degli scoiattoli nell’acido e nascondeva manichini rubati nell’armadio.

La cattura e il processo

Il 22 luglio 1991, l’ultima persona adescata da Jeffrey Dahmer, Tracy Edwards, una volta invitato in casa ed accortosi della presenza di un insostenibile odore provenire da un barile e di una moltitudine di foto di cadaveri smembrati appese ai muri, colpì Jeffrey e fuggì dall’appartamento. Fortunatamente, una pattuglia della polizia lo fermò per strada ed andò subito a fare un sopralluogo nell’appartamento di Dahmer. Ma non si sarebbero mai aspettati quello che vi si nascondeva: numerosi resti di cadaveri nel frigorifero, teste e mani tagliate per intero all’interno di pentole, membri genitali conservati il formaldeide, due cuori umani in sacchetti di plastica e tantissime fotografie di cadaveri squartati all’interno dei cassetti.

Il processo di Jeffrey Dahmer iniziò il 30 gennaio 1992 a Milwaukee. Egli si trovò a dover rispondere ai 15 capi di imputazione davanti al giudice Laurence Gram, presidente della corte. Dahmer si dichiarò colpevole il 13 gennaio. Il giudice lo riconobbe come tale nonostante la difesa avesse tentato di giustificarlo con la sua infermità mentale. Con la sentenza del 13 luglio egli fu condannato ad un ergastolo di 957 anni.
Subì due aggressioni durante la sua permanenza in carcere, la seconda delle quali da parte di un detenuto che soffriva di schizofrenia. Quest’ultima aggressione risultò fatale: Jeffrey Dahmer è morto per via di un severo trauma cranico. (Continua a leggere dopo la foto…)

Foto segnaletica originale di Jeffrey Dahmer.

Il protagonista della miniserie, Evan Peters

Evan Peters, attore statunitense, ha accumulato una grande fama per via di suoi progetti precedenti, soprattutto per la sua comparsa come coprotagonista nella serie televisiva American Horror Story, serie di genere horror molto amata dagli adolescenti. Egli ha ricevuto ben 7 awards per le sue interpretazioni eccezionali.

Curiosità su Jeffrey Dahmer e sulla serie tv

  1. Dopo il suo decesso, il cervello di Jeffrey Dahmer venne prelevato e conservato per studi scientifici.
  2. La miniserie su Jeffrey Dahmer ha generato molte controversie: i parenti delle vittime, infatti, dichiarano pubblicamente il loro disappunto sull’uscita degli episodi su Netflix affermando che per loro è come rivivere quel grande trauma. Rita Isbell, parente di una vittima, durante una intervista ad Insider, ha dichiarato «Sembrava di rivivere tutto da capo. Mi ha riportato tutte le emozioni che stavo provando allora». Ha poi aggiunto «Ma non ho fame di soldi, ed è di questo che parla questo show, Netflix che cerca di guadagnarci su».
  3. Nel 1996, la città di Milwaukee ha comprato per 500.000 dollari tutta la sua lugubre collezione di corpi smembrati. Non vi era l’intenzione di esporli in un museo del crimine, bensì di distruggerli sotto la richiesta nel testamento di Dahmer, che voleva essere dimenticato. E così fu.
  4. Netflix, il 23 settembre 2022, ha rimosso il tag LGBTQIA+ alla miniserie a causa della grande marea di polemiche sui social. La gente ha trovato di pessimo gusto catalogare una serie tv di quel genere tramite un tag che riguarda l’orientamento sessuale.
  5. Jeffrey Dahmer, prima di morire, ha dichiarato in un’intervista che si prendeva pienamente carico delle sue responsabilità, discolpando i propri genitori da tutte le accuse che avevano ricevuto riguardo la sua discutibile educazione. Attribuì le sue devianze e il suo trascorso omicida all’assenza di fede verso Dio, che però poi acquisì in carcere, divenendo cristiano. Inoltre, egli inviò una lettera al giudice in cui dichiarava di aver agito per il desiderio di ricevere la pena capitale, dunque non per ragioni di odio. Affermò anche le seguenti parole «Non ho odiato nessuno. Sapevo di essere malato, o malvagio o entrambe le cose. Ora credo di essere stato malato. I dottori mi hanno parlato della mia malattia, e ora mi sento in pace. So quanto male ho causato… Grazie a Dio non potrò più fare del male. Credo che solo il Signore Gesù Cristo possa salvarmi dai miei peccati… Non chiedo attenuanti».
  6. Molte delle scene della serie riproducono i maniera accurata e fedele le reali fotografie e i reali filmati di Dahmer e della sua permanenza in tribunale. Molte persone online, accortesi di tali parallelismi, hanno creato diversi collage composti dai frame reali e quelli riprodotti nella serie tv.
  7. Molti fan ritengono che ci sia una certa somiglianza tra Evan Peters e il vero Jeffrey Dahmer:
Evan Peters somiglianza con Jeffrey Dahmer
A sinistra, l’attore Evan Peters; a destra, Jeffrey Dahmer.
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