Occidente, ipocrisia e parole vuote
L’attacco alla Chiesa della Sacra Famiglia non è solo un simbolo religioso profanato. È un messaggio potentissimo: a Gaza non esiste più un luogo sacro, un rifugio sicuro, una zona franca dal terrore. La reazione tardiva e selettiva dell’Occidente, in primis dell’Italia, solleva interrogativi sempre più urgenti.
Il contrasto tra le condanne formali e l’inazione diplomatica è ormai un nervo scoperto. Come ricordato da Di Battista, l’Italia ha recentemente votato contro le sanzioni a Israele e ha bloccato l’interruzione dell’accordo commerciale tra UE e Stato ebraico, proprio mentre venivano pubblicati report sui bombardamenti che colpivano ospedali e campi profughi.
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Il punto di rottura è vicino?
Le immagini della chiesa distrutta, i corpi estratti dalle macerie e il sangue nei corridoi del convento hanno spinto molti, anche nel mondo cattolico italiano, a rompere il silenzio. Ma per quanti si espongono, quanti ancora guardano altrove?
Quanti altri attacchi saranno necessari prima che l’Europa dica un no chiaro, politico, concreto?
Gaza brucia, mentre in Occidente le parole si accavallano ma le azioni scarseggiano. E quando arrivano, come nel caso del post di Di Battista, risuonano come grida di disperazione contro un sistema che preferisce il calcolo alla coscienza.