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Garlasco, la prova che incastrerebbe Alberto Stasi: la scoperta sull’orma della scarpa

Garlasco, la prova che incastrerebbe Alberto Stasi: la scoperta sull’orma della scarpa

Nell’estate del 2007, la villetta di via Pascoli a Garlasco divenne il teatro di un omicidio che avrebbe segnato profondamente l’opinione pubblica italiana. Oggi, a distanza di quasi vent’anni, quel delitto torna a far discutere: nuove perizie, impronte trascurate, ipotesi alternative. Un’indagine che sembrava chiusa si riapre idealmente nelle menti e nei dibattiti, mentre la figura di Alberto Stasi, condannato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, torna sotto i riflettori e la sua sentenza vacilla sotto il peso dei dubbi. Ma quali sono gli elementi che hanno portato alla condanna?

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Garlasco

Il caso Garlasco e i nuovi dubbi

Ora che le indagini sul delitto di Garlasco sono state riaperte e Andrea Sempio è finito sotto la lente della magistratura, c’è chi è pronto a riscrivere la narrazione di uno dei casi più discussi della cronaca nera italiana. Si riaccendono ipotesi, si riaprono ferite, si torna a interrogarsi su ciò che accadde davvero quella mattina del 13 agosto 2007. Ma la cautela in questi momenti concitati è d’obbligo: ciò che è già accaduto (i pasticci nelle indagini che potrebbero aver compromesso la via verso la verità dietro la morte di Chiara) ci insegna quanto sia pericoloso cercare verità affrettate, trascinati dall’emotività e dal clamore. Quel che è certo è che il caso Poggi resta uno dei più complessi, stratificati e di difficile interpretazione del nostro tempo.

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Il delitto di Garlasco e la dinamica secondo le indagini

Il 13 agosto 2007, Chiara Poggi viene trovata senza vita sulle scale che portano alla cantina della sua casa di Garlasco. Una scena del crimine che, secondo gli inquirenti, restituisce una dinamica precisa: l’assassino la colpisce, la solleva e la getta sulle scale, senza scendere alcun gradino, lasciando tracce evidenti del suo passaggio. “A meno di voler cambiare la scena del crimine”, scrive Leggo, i segni parlano chiaro: l’impronta di una scarpa Frau numero 42, una suola insanguinata sulla soglia, e due tracce sul dispenser del sapone.

Chi si è mosso in quella casa lo ha fatto con sicurezza, senza esitazioni, come chi conosceva bene quegli spazi. La ventiseienne non reagisce: “aveva così fiducia da non fare assolutamente niente”, sentenziano i giudici. Una fiducia che diventa la chiave emotiva di un crimine efferato.

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