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Garlasco, il verbale dei soccorritori: cos’è successo a casa Poggi

Operato del personale delle onoranze funebri e rispetto delle procedure

I resoconti di Roberto e Massimo Pertusi, titolari di una ditta di onoranze funebri di Garlasco, confermano la stessa attenzione. Chiamati per il recupero della salma intorno alle 19, erano accompagnati da un collaboratore occasionale, Aldo Bianchi. Tutti indossavano tute protettive in carta e guanti in lattice per operare in un ambiente contaminato dal sangue. Roberto Pertusi ha riferito che “prima di entrare indossavamo i pantaloni della tuta in modo che il piede rimanesse parzialmente avvolto all’interno della parte finale del gambale”, misura adottata per proteggere le calzature e prevenire la dispersione di residui ematici. Tutti i soggetti coinvolti hanno sottolineato l’assenza di comportamenti rischiosi e la salvaguardia delle condizioni originarie della scena. Nessuno tra personale sanitario o funebre ha toccato oggetti estranei o si è mosso senza attenzione all’interno dell’abitazione. Il trasporto della salma è stato effettuato utilizzando una barella in vetroresina e un sacco impermeabile con cerniera, seguendo le procedure standard e con massima cautela.

Il “Dna ignoto 3” e la nuova attenzione sui verbali

A distanza di anni, i verbali dell’epoca sono tornati oggetto di analisi, soprattutto in relazione alla presenza del “Dna ignoto 3” trovato nel cavo orofaringeo della vittima. Le attuali investigazioni stanno tentando di determinare se si tratti di una traccia riconducibile all’assassino oppure frutto di una contaminazione accidentale. Tuttavia, la documentazione raccolta subito dopo il delitto testimonia un’operazione condotta con professionalità e rigore. Eventuali errori o contaminazioni non sembrano attribuibili alle azioni compiute nei minuti immediatamente successivi al rinvenimento del corpo.

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