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Governo, chi è il peggior ministro: il risultato del sondaggio

Ministri sotto osservazione: Crosetto e Giorgetti in ascesa, Santanchè e Salvini bocciati

Le tensioni non riguardano solo il consenso generale, ma si riflettono anche nei giudizi sui singoli ministri. Tra le figure più apprezzate spiccano il ministro della Difesa Guido Crosetto e quello dell’Economia Giancarlo Giorgetti, entrambi con il 33% di opinioni positive. Quest’ultimo è particolarmente stimato persino da parte dell’elettorato d’opposizione, segno di una solidità trasversale che manca ad altri colleghi di governo.

Meno fortunata la posizione di Matteo Salvini, percepito come il ministro peggiore dal 42% degli intervistati, nonostante la sua centralità nel governo e il ruolo alla guida del Ministero delle Infrastrutture. Peggio di lui solo Daniela Santanchè, ministra del Turismo, che raccoglie un magro 11% di giudizi positivi contro un pesantissimo 66% di negativi, con una bocciatura che arriva anche dal suo stesso elettorato di centrodestra (51%).

Provvedimenti controversi: femminicidio, immigrazione, reddito di cittadinanza e il Ponte sullo Stretto

In termini di misure adottate, l’azione del governo Meloni si è rivelata fortemente divisiva. Il provvedimento più apprezzato a livello generale è l’inasprimento delle leggi sul femminicidio (38%), seguito dall’eliminazione del reddito di cittadinanza (29%), molto apprezzata dagli elettori di centrodestra (51%) ma fortemente criticata dai simpatizzanti del Movimento 5 Stelle (43%).

Sul fronte della sicurezza, le misure contro le occupazioni e le manifestazioni pubbliche (35%) e sull’immigrazione (41%) incontrano il favore dell’elettorato conservatore ma sollevano forti perplessità nel campo progressista. Il Ddl Sicurezza, in particolare, è tra i provvedimenti più osteggiati dal Partito Democratico (60%) e da Alleanza Verdi e Sinistra (63%).

Infine, il Ponte sullo Stretto di Messina si conferma come il provvedimento meno amato in assoluto (36% di pareri negativi), simbolo di una politica infrastrutturale più simbolica che concreta, che riapre interrogativi sulla meritocrazia e sulla gestione di risorse e incarichi, come nel caso del figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, recentemente nominato presidente ACI. Un dettaglio che alimenta il dibattito su etica, opportunità e trasparenza nel potere esecutivo.

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