“Ha fatto saltare in aria mio figlio. E adesso è libera e vicina di casa”, lo sfogo durissimo
Mentre le dinamiche della ‘ndrangheta si evolvono tra appalti e politica, la fazione degli “Mbrogghia” rimane radicata nel controllo violento del territorio. Sara afferma: “Io so chi sono, lo sa tutto il paese. Ma adesso che lei è uscita, nessuno ne parla. Anche le mie amiche mi evitano”. Il silenzio che la circonda è assordante, ma lei ha sempre denunciato, consapevole del rischio. “Doveva toccare a lei”, avrebbe detto Mancuso al momento dell’arresto. Attualmente, Sara vive sotto una forma di vigilanza leggera, ma descrive la sua situazione come “stare seduti su una bomba”. Nonostante il pericolo, non intende lasciare la sua casa: “Io da qui non me ne vado. So che qualcosa succederà, ma non mi muovo. Matteo deve avere giustizia”. Il prossimo processo determinerà il futuro di Mancuso: “Io non chiedo niente per me, voglio solo che chi ha ucciso mio figlio paghi davvero”.

La Cassazione ha annullato l’ergastolo e ordinato la scarcerazione e un nuovo processo per quella che i pm considerano la mandante
In questo contesto, l’intera comunità di Limbadi vive in un clima di tensione e incertezza. La storia di Sara e Matteo è diventata emblematica della resistenza contro il potere mafioso, suscitando attenzione e solidarietà anche al di fuori dei confini locali. La lotta di una madre per la giustizia del figlio continua, tra speranze e timori, nella complessa realtà del sud Italia. La determinazione di Sara Scarpulla è un monito del coraggio di chi si oppone all’oppressione, lasciando un’eredità di forza e risolutezza per le generazioni future. Mentre la sua battaglia procede, la comunità osserva, in attesa di un verdetto che potrebbe ridefinire il corso degli eventi.