Difesa di Kiev e limiti delle forniture
L’inviato degli Stati Uniti presso la NATO, Matt Whitaker, ha ribadito l’importanza cruciale dei Patriot per la difesa delle città ucraine dagli attacchi missilistici russi. Attualmente, Kiev dispone di otto batterie di questo sistema, ma due risultano inutilizzabili, esponendo vaste aree agli attacchi. Le forniture europee dovrebbero contribuire a colmare queste lacune, mentre ulteriori sistemi prodotti negli Stati Uniti sono attesi nei prossimi mesi. Secondo numerosi analisti, da Washington al Pentagono, la sola difesa passiva garantita dai Patriot non è sufficiente. Per invertire la tendenza sul campo, sarebbe necessaria anche una maggiore capacità offensiva. Un editoriale del Washington Post ha evidenziato come l’ex amministrazione Biden sia stata troppo cauta e tardiva nelle proprie decisioni, temendo eccessivamente possibili reazioni russe. Molti ritengono che anche la nuova linea di Trump rischi di incorrere nello stesso errore di prudenza. Il tema delle sanzioni aggiunge ulteriori elementi di incertezza. Dopo aver minacciato misure drastiche contro i Paesi che continuano ad importare gas e petrolio russi, Trump ha chiesto ai senatori repubblicani di sospendere una legge già approvata da un’ampia maggioranza, che avrebbe imposto sanzioni secondarie al 500%.


Il contesto internazionale resta fluido
Resta da chiarire se Trump sia realmente intenzionato a sostenere le conseguenze di un isolamento energetico così marcato. L’imposizione di sanzioni secondarie colpirebbe duramente sia l’India che la Cina: la prima rappresenta un alleato strategico, la seconda il principale competitor globale. Una simile mossa provocherebbe inevitabilmente un aumento dei prezzi del petrolio e un’escalation di tensioni internazionali. Secondo il politologo Ian Bremmer, il presidente americano sta iniziando a prendere coscienza dei limiti economici e politici insiti nella sua posizione. Le restrizioni imposte dalla Cina su minerali critici e le trattative in corso sui dazi costringono Trump a una maggiore prudenza. Ha già richiesto ai suoi collaboratori di adottare un approccio più moderato e ha alleggerito le regole riguardanti l’export di semiconduttori verso la Cina. In questo scenario, resta improbabile che Pechino e Nuova Delhi decidano di ridurre la propria dipendenza energetica dalla Russia. La Cina, in particolare, sembra non avere alcun interesse a porre fine a un conflitto che, fino a questo momento, ha contribuito a spostare l’attenzione strategica degli Stati Uniti. Il contesto internazionale rimane estremamente fluido.