Parla il legale della famiglia di Cristian Molnar, disperso del Natisone
«Se i soccorsi fossero partiti tempestivamente, ovvero nel momento in cui la povera Patrizia li ha richiesti, oggi i ragazzi sarebbero vivi e a casa con i loro genitori». Con queste parole l’avvocato Gaetano Laghi ha espresso la dura linea d’accusa che la famiglia di Cristian intende perseguire. «Dopo aver fatto anche un sopralluogo nella località della tragedia, mi colpisce molto la sottovalutazione della situazione iniziale», ha affermato il legale in una recente intervista. «Mi aspetterei, da chi è preposto a ricevere telefonate e richieste d’aiuto una preparazione tale che, avendo notizie di una persona che si trova in quel posto preciso, sappia come intervenire. Probabilmente sono stati quei primi momenti di sottovalutazione del pericolo che hanno poi determinato il fatto che i ragazzi non siano stati salvati in tempo». (Continua a leggere dopo la foto…)
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L’ipotesi agghiacciante sulla macchina dei soccorsi
«Conseguentemente – ha concluso l’avvocato Laghi – bisognerà valutare il grado delle omissioni, perché il procuratore di Udine dice che si parla di omissioni e su questo siamo d’accordo. Purtroppo, però, è un’omissione, un ritardo che ha inciso sul soccorso. Posso ribadire che sono intimamente convinto di questa circostanza: se i soccorsi fossero partiti tempestivamente oggi i ragazzi sarebbero vivi». Un’affermazione forte che sicuramente avrà bisogno di essere supportata da prove consistenti. Per il momento, alla vicenda si aggiunge altra amarezza. Al dolore delle famiglie delle vittime del Natisone si aggiunge lo sconforto dei tantissimi soccorritori che hanno lavorato incessantemente per le ricerche e sulle quali ora è stata gettata un’ombra.