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Papa Francesco, l’ultima richiesta prima di morire: a chi lascia la sua papamobile

Una risposta all’emergenza nella Striscia di Gaza

Secondo l’UNICEF e l’OMS, quasi un milione di bambini palestinesi risultano oggi sfollati o senza accesso a cure mediche, in un contesto dove ospedali, cliniche e ambulatori sono stati danneggiati o resi inaccessibili dai bombardamenti. In queste condizioni, anche una semplice infezione o una ferita lieve può trasformarsi in una condanna.
La papamobile – veicolo blindato, resistente, ma al contempo agile – rappresenta una risorsa preziosa per operare in scenari urbani difficili e pericolosi. Anton Asfar, segretario generale di Caritas Gerusalemme, ha sottolineato la dimensione spirituale dell’iniziativa: “Questo veicolo rappresenta l’amore, la cura e la vicinanza del Santo Padre per i più vulnerabili”. Un gesto che si inserisce in una lunga linea di impegni intrapresi da Papa Francesco per i popoli colpiti dai conflitti, sempre coerente con il suo appello a una “Chiesa in uscita, vicina alle periferie del dolore”. (Continua dopo le foto)

Un’eredità di compassione che continua

Durante tutto il suo Pontificato, Papa Francesco ha parlato spesso della necessità di azioni concrete. Dalle docce per i senzatetto a San Pietro, ai voli umanitari per i rifugiati, fino alla mediazione diplomatica nei conflitti internazionali, il suo stile è stato quello di un pastore che si fa prossimo. L’invio della papamobile a Gaza è l’ultima pagina di questa testimonianza. Caritas Gerusalemme, da tempo attiva anche in Cisgiordania e nella Striscia, continuerà a coordinare il personale medico e i rifornimenti, sfruttando la rete logistica creata nei decenni scorsi. L’obiettivo, sottolineano i responsabili, non è solo portare medicine, ma anche speranza, presenza, cura. “Non è solo un veicolo,” ha spiegato Brune. “È un messaggio per dire al mondo di non dimenticarsi dei bambini di Gaza.”

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