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Bimba morta di stenti: interrogato il compagno della mamma Alessia

Alessia Pifferi resta in carcere e a Milano con l’accusa di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione e dei futili motivi per aver lasciato morire di stenti la figlioletta Diana di 16 mesi. Per la donna è stata attivata la sorveglianza speciale e isolamento proprio per evitare atti di autolesionismo o violenze da parte di altri carcerati. “Piange per tutto il tempo. Resta sdraiata in silenzio a guardare il soffitto”, dicono dalla prigione. (continua a leggere dopo le foto

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Bimba morta di stenti: interrogato il compagno della mamma Alessia

In carcere Alessia Pifferi ha conosciuto Sara Ben Salha, la 20enne accusata di aver fatto da esca nella faida tra trapper. La giovane in un intervista rilasciata a «La Repubblica» ha spiegato di aver sentito la donna piangere e di averla vista quasi per tutto il tempo “sdraiata in silenzio a guardare il soffitto”. Sara Ben Salha ha detto di aver provato dispiacere salutandola quando è uscita dal carcere e le ha promesso che le avrebbe scritto. “Non è un mostro ed è sola al mondo, la famiglia le ha voltato le spalle, il compagno è sparito, le altre detenute la odiano”, ha detto la ragazza. (continua a leggere dopo le foto)

La donna è in carcere in isolamento

Al momento Alessia Pifferi in carcere è isolata: c’è preoccupazione che altri detenuti possano farle del male o che sia lei stessa possa farne a sé stessa. I suoi parenti finora non hanno mai provato a mettersi in contatto con lei. La donna avrebbe abbandonato la piccola per raggiungere il compagno a Leffe (Bergamo). A lui avrebbe raccontato di aver lasciato la figlia con la sorella al mare. Sarebbe dovuta rientrare subito dopo il weekend, ma poi ha deciso di prolungare la sua permanenza a casa del partner. Al ritorno la bimba purtroppo era morta. (continua a leggere dopo le foto)

Cosa ha detto il compagno di Alessia Pifferi

Come scrive «Fanpage» durante i giorni trascorsi con il compagno Alessia Pifferi sarebbe tornata a Milano, ma non è mai passata da casa scegliendo di tornare a Leffe con il compagno. Se fosse tornata dall’appartamento, la piccola Diana probabilmente sarebbe ancora viva. Il compagno di Alessia, elettricista, ha spiegato durante l’interrogatorio davanti al gip di non essere a conoscenza della gravidanza, anche se «durante la convivenza ne aveva avuto il sospetto a causa dell’assenza del ciclo e della pancia che aumentava». Ha anche detto che Diana «è nata prematuramente in casa mia e la piccolina è stata ricoverata per circa due mesi all’ospedale di Bergamo». Leggi anche l’articolo —> Morte Viviana e Gioele, il papà del piccolo lancia un appello: le sue parole

 

 

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