Terremoto in Cile
Il sisma che interrompe brutalmente la quiete è di magnitudo 7,5. Colpisce nella mattinata del 2 maggio 2025, con epicentro localizzato a circa 218 chilometri a sud di Puerto Williams, nella remota regione di Magallanes e dell’Antartide Cilena. È una zona scarsamente abitata ma strategicamente importante, con paesaggi incontaminati e una natura impetuosa. Le autorità cilene reagiscono rapidamente: il Senapred (Servizio nazionale per la prevenzione e risposta ai disastri) emette un’allerta tsunami che riguarda tutta la zona costiera meridionale, ordinando evacuazioni immediate.
Il presidente Gabriel Boric, originario proprio di questa regione, si esprime tempestivamente via social: attiva il Comitato di gestione del rischio di disastri (COGRID) a livello nazionale e invita la popolazione a seguire scrupolosamente le istruzioni delle autorità. Le prime testimonianze raccontano di scosse percepite anche oltreconfine, in alcune località dell’Argentina. Nonostante l’epicentro si trovi in un’area relativamente isolata, la profondità e la forza del sisma provocano timori diffusi. Le sirene d’allarme risuonano nelle città costiere e le autorità marittime monitorano costantemente il comportamento del mare. Le onde anomale non tardano ad arrivare, fortunatamente contenute grazie alla rapida evacuazione e al sistema di allerta nazionale, tra i più avanzati del mondo. (Continua…)

Tra paura e resilienza
Il Cile è uno dei Paesi più sismicamente attivi del pianeta. Collocato lungo l’Anello di Fuoco del Pacifico, convive da sempre con il rischio sismico e tsunami. Esperienze passate – come il devastante terremoto di Valdivia del 1960 o quello di Maule del 2010 – hanno forgiato una coscienza collettiva e una struttura di risposta rapida, ormai riconosciuta a livello internazionale. Il sisma del 2 maggio si inserisce in questo contesto, riattivando antiche paure ma anche mettendo in luce la forza organizzativa di un Paese abituato a lottare contro la natura.
A Puerto Williams e nelle altre località vicine, l’alba successiva al disastro mostra i segni della notte appena trascorsa: edifici lesionati, strade interrotte, blackout parziali. Ma anche tende di emergenza già montate, squadre della protezione civile al lavoro, volontari che distribuiscono coperte, acqua e cibo caldo. I danni materiali sono ancora in fase di valutazione, ma finora si segnalano solo feriti lievi e nessuna vittima accertata, un risultato possibile solo grazie alla prontezza delle misure preventive e alla preparazione della popolazione. Le scuole e gli ospedali – costruiti secondo i più rigorosi criteri antisismici – reggono l’urto, confermando la bontà della politica edilizia adottata negli ultimi decenni.
Il paese osserva, commosso e solidale, il comportamento degli abitanti dell’estremo sud: gente abituata alla solitudine, al vento tagliente e ai lunghi inverni, che oggi risponde con dignità, determinazione e lucidità. Il Cile, ancora una volta, si piega ma non si spezza.