
Due italiani, due storie opposte. Fabio Fognini e Matteo Berrettini hanno lasciato Wimbledon 2025 al primo turno, ma lo hanno fatto con stati d’animo radicalmente diversi. Il primo, vicino ai 38 anni, ha lottato con orgoglio contro Carlos Alcaraz, regalando spettacolo. Il secondo, travolto dallo sconforto dopo la sconfitta con Kamil Majchrzak, ha messo in discussione la sua stessa carriera. Due addii momentanei, forse due capitoli finali, ma scritti con toni profondamente differenti. E dopo Wimbledon, spunta la triste ipotesi su Berrettini. Cosa potrebbe succedere?
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Fognini, una standing ovation da ricordare
Non serviva una vittoria per Fabio Fognini per lasciare il segno sul Centre Court di Wimbledon. A 38 anni, il ligure ha regalato al pubblico un match epico contro Carlos Alcaraz, costringendo il numero 3 del mondo a giocarsi tutto in cinque set. Una battaglia intensa, carica di pathos, culminata in una standing ovation da 20mila spettatori. Una delle immagini più emozionanti di questo primo turno.
Fognini ha lasciato il campo con il sorriso, consapevole di aver dato tutto. Quello andato in scena sull’erba londinese potrebbe essere stato il suo ultimo match a Wimbledon, ma è stato un commiato degno del miglior Fognini: combattivo, ispirato, spettacolare. Un addio, forse, ma vissuto come un tributo, non come una resa. Il suo sguardo e il suo atteggiamento raccontano più di mille parole: il tempo passa, ma il talento resta.

Berrettini, il crollo di un campione stanco
All’opposto, il volto tirato e la voce rotta di Matteo Berrettini nella sala stampa dell’All England Club raccontano una storia diversa. Il romano, ex finalista a Wimbledon nel 2021, ha ceduto in cinque set contro Kamil Majchrzak, numero 109 del mondo, mostrando una fragilità inattesa. “Fisicamente non mi sentivo neanche così male, ma è mancato tutto il resto”, ha ammesso con franchezza. Energia, atteggiamento, mentalità: tutto assente.
A pesare, più della sconfitta, è stato il modo. Dopo l’ennesimo stop per infortunio agli Internazionali di Roma, il ritorno sull’erba inglese era carico di aspettative. Ma la risposta del campo ha lasciato ferite profonde. “Sono stanco di dover sempre rincorrere”, ha detto Berrettini, lasciando intendere che il problema, ora, non è solo fisico ma anche mentale.
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