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Lutto nei carabinieri, l’hanno trovata morta così: tragedia senza senso

Lutto nei carabinieri, l’hanno trovata morta così: tragedia senza senso – Aveva solo 28 anni e una carriera brillante già avviata nell’Arma dei Carabinieri. Una figura stimata, amata, impegnata nella tutela dell’ambiente e della legalità. Ma martedì 16 luglio, nella sede del Nucleo Forestale a Siena, Laura Grillo è stata trovata senza vita. L’ipotesi del suicidio è quella più accreditata, ma le cause ufficiali del decesso non sono ancora state rese note. Un velo di mistero circonda la tragedia, e intanto il dolore corre veloce tra i corridoi delle caserme, e ben oltre.

Chi era Laura Grillo

Originaria di Gravina di Puglia, in provincia di Bari, Laura Grillo era comandante del Nucleo Forestale dei Carabinieri a Siena. Aveva scelto di servire lo Stato indossando una divisa che è insieme onore e responsabilità. Chi la conosceva la descrive come una professionista scrupolosa, una donna appassionata del suo lavoro, rispettata da colleghi e superiori. Una figura che rappresentava, nella sua giovane età, l’ideale di un’Arma attenta al territorio, all’ambiente e alla legalità.

Il cordoglio del Nuovo Sindacato Carabinieri

A dare notizia della tragedia è stato il Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC), che ha espresso un dolore profondo per la perdita di Laura. «Era una giovane carabiniera di grande valore, stimata per la sua professionalità, il senso del dovere e l’impegno quotidiano», ha dichiarato Vincenzo Incampo, segretario nazionale del sindacato. Nel ricordarla, il NSC ha colto l’occasione per lanciare un appello che suona ormai come un grido: più attenzione al benessere psicologico di chi indossa la divisa. «La sua morte rappresenta una perdita dolorosa per tutta la comunità dell’Arma. Ma anche un monito», ha detto Incampo. La vicenda di Laura Grillo non è purtroppo un caso isolato. Negli ultimi anni, i suicidi tra le forze armate italiane hanno acceso un faro inquietante su un tema troppo spesso taciuto: quello della salute mentale tra i militari. Lo stigma che ancora oggi accompagna le richieste d’aiuto, il timore di apparire fragili in un contesto dove la forza è un requisito quasi obbligato, rende difficile parlare, chiedere, farsi ascoltare.

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