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Liliana Resinovich, l’appello disperato dell’amico: le sue parole

Claudio Sterpin, storico amico di Liliana Resinovich, si lascia andare ad un appello disperato. Il caso a distanza di cinque mesi non ha trovato ancora una soluzione. Liliana è stata trovata morta pochi giorni dopo la sua scomparsa nei pressi del bosco dell’ex Ospedale Psichiatrico di San Giovanni. Al momento, però, non si conoscono ancora né le cause della sua morte né i presunti assassini. (Continua dopo la foto…)

Il caso Liliana Resinovich

La morte di Liliana Resinovich resta ancora oscura. La donna è scomparsa il 14 dicembre 2021 ed è stata trovata morta qualche giorno dopo nel boschetto dell’ex Ospedale Psichiatrico di San Giovanni. Il cadavere sarebbe stato trovato in due grandi sacchi neri, mentre la testa avvolta in due sacchetti di nylon trasparenti. La Procura ha aperto un’inchiesta, nonostante il corpo non abbia riportato alcun segno di violenza, percosse o di abuso sessuale. L’ipotesi iniziale è stata quella di morte per soffocamento e il cadavere potrebbe essere stato trasportato in un secondo momento nel luogo del ritrovamento.

Le indagini si sono sin da subito concentrate soprattutto sul marito di Liliana, Sebastiano Visentin. Secondo quanto emerso, infatti, la Resinovich avrebbe coltivato una relazione extra-coniugale con Claudio Sterpin. La donna avrebbe voluto lasciare definitivamente suo marito per intraprendere una storia d’amore con Sterpin, ma il suo progetto è stato stroncato sul nascere. (Continua dopo la foto…)

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liliana resinovich

L’appello di Claudio Sterpin

A cinque mesi dalla scomparsa di Liliana Resinovich, il caso non è ancora risolto. L’amico della donna, Claudio Sterpin, lancia un appello accorato: “Come tutti, aspetto che la procura ci comunichi i risultati. Sì, c’è il sentore che l’inchiesta possa essere archiviata. Ma ancora non si capisce. Io sono tranquillo, sereno”. Sterpin spera che l’inchiesta sulla morte di Liliana Resinovich non sia archiviata perchè secondo lui l’amica non si è suicidata: “Mi devono spiegare non solo il suicidio in sé ma come mai il corpo è stato trovato dopo 22 giorni. E Lilly non può essere rimasta là, in quel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico per tante notti, perché il corpo sarebbe stato molto più rovinato rispetto a quello che invece era”.

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