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“Sei guarita? Peccato”: l’orrore contro la giornalista italiana

Le conseguenze degli insulti e l’appello della giornalista

Nel lungo post pubblicato sui social, Sabrina Scampini ha evidenziato come la violenza verbale online possa avere ripercussioni anche sulle persone vicine alla vittima. «Io me ne frego degli insulti, però ho anche una famiglia che non si capacita della miseria umana», ha scritto la giornalista, sottolineando l’impatto psicologico che questi attacchi possono avere sull’ambiente familiare e sugli amici più stretti. Scampini ha poi lanciato un monito nei confronti di chi potrebbe essere più vulnerabile. «Ci sono altre persone che, attaccate, possono stare male ricevendo inviti alla morte e alla malattia, e questo non va bene». Il riferimento è al fenomeno degli attacchi mirati alle fragilità personali, che spesso colpiscono chi affronta malattie, lutti o periodi di difficoltà, amplificando il dolore attraverso la rete.

Riflessioni sull’utilizzo dei social e le reazioni del pubblico

Nel prosieguo della sua analisi, Scampini si è soffermata sul problema dell’accesso indiscriminato alle piattaforme digitali: «Lo dico sempre: c’è troppa democrazia. I social non andrebbero lasciati a tutti. Di sicuro non alla gentile signora». La giornalista ha così sollevato la questione della necessità di controlli più severi sull’identità degli utenti, per limitare abusi e comportamenti violenti. La risposta degli utenti non si è fatta attendere. Numerosi messaggi di solidarietà sono giunti sia da parte di cittadini comuni che di colleghi, molti dei quali hanno richiesto l’introduzione di sistemi di identificazione obbligatoria per accedere ai social. «Fai benissimo. Bisognerebbe accedere ai social con un documento di identità obbligatorio», ha scritto un follower. Un altro ha aggiunto: «Hai ragione Sabrina, hai tutto il mio supporto». Tra i tanti messaggi, spicca anche il sostegno della collega Francesca Barra, che ha espresso il suo disappunto per quanto accaduto: «Che schifo, che miseria umana. Mi dispiace tanto. Ho dovuto leggere due volte perché non potevo crederci. Ti voglio bene. Che il bene e la bellezza ogni giorno schiaccino questa crudeltà».

Il caso di Sabrina Scampini non è isolato. Sono numerosi i casi di personaggi pubblici e privati che si trovano a dover affrontare cyberbullismo e hate speech in rete. Secondo recenti dati diffusi dalle autorità competenti, il fenomeno è in crescita e richiede interventi strutturali e normativi sempre più urgenti.

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