La cattura di Andrea Cavallari a Barcellona e il futuro giudiziario
La fuga di Andrea Cavallari si è conclusa nelle strade di Barcellona, dove è stato rintracciato e fermato nella tarda mattinata dalle autorità spagnole. L’arresto, frutto di una collaborazione internazionale tra le forze dell’ordine, pone fine a due settimane di ricerche e incertezze, ma apre nuovi interrogativi sulle modalità della fuga e sui possibili complici che hanno favorito il suo spostamento all’estero.
Il caso Cavallari rappresenta un esempio di come la determinazione, la conoscenza dei meccanismi giuridici e il supporto di una rete personale possano rendere estremamente complesso il lavoro degli investigatori. Le indagini proseguiranno per chiarire tutti i dettagli e identificare eventuali responsabilità aggiuntive tra coloro che hanno agevolato la fuga. Resta da capire se l’episodio porterà a una revisione delle procedure di concessione dei permessi premio e delle misure di sicurezza applicate ai detenuti condannati per reati gravi.
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La notte della strage di Corinaldo
La tragica notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 resta impressa nella memoria collettiva. La discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo diventa teatro di panico e morte: la banda di Cavallari utilizza uno spray urticante per creare il caos, con l’obiettivo di derubare i partecipanti. La fuga della folla provoca una calca fatale, causando la morte di 5 minorenni e di una donna di 39 anni. Il gruppo criminale replica lo stesso schema in altri contesti, confermando una metodologia d’azione precisa e spietata.
La condanna a quasi 12 anni avrebbe dovuto segnare una svolta decisiva nella vita di Cavallari. Tuttavia, la capacità di pianificare la fuga e il sostegno ricevuto da alcuni ambienti familiari e amicali hanno permesso un’evasione che ha messo in allarme le autorità italiane e internazionali.

Un passato segnato da crimini e strategie
Le indagini approfondite hanno portato alla luce il profilo di Andrea Cavallari come soggetto esperto nell’organizzazione di attività criminali. Le intercettazioni raccolte dagli inquirenti testimoniano una familiarità con armi e strumenti d’offesa: “Mi manca girare armato“, confida in una conversazione. L’elenco degli oggetti in suo possesso – spray, taser, mazza da baseball, piede di porco – delinea una personalità attenta alla pianificazione di ogni azione.
Nonostante la condanna ricevuta per la strage di Corinaldo, Cavallari e alcuni complici avevano tentato azioni analoghe anche all’estero. Un episodio in Francia, vicino a Disneyland, li vede coinvolti in un furto di collane. Fermati dalla polizia francese, vengono rilasciati da un giudice e rientrano in Italia, dove riprendono le attività illegali. Questo modus operandi dimostra una predisposizione alla recidiva e una notevole abilità nell’eludere le forze dell’ordine.