
A 18 anni dal delitto di Garlasco, le indagini riaprono vecchi cassetti, letteralmente. Al centro dell’incidente probatorio, i reperti mai analizzati prima: la spazzatura di casa Poggi e i campioni biologici raccolti durante l’autopsia. Secondo i primi accertamenti dei consulenti di parte, i dna rilevati apparterrebbero solo a Chiara Poggi e ad Alberto Stasi, già condannato in via definitiva. Ma i risultati dei periti nominati dal giudice saranno decisivi. Bisognerà attendere l’udienza del 24 ottobre perché i periti illustrino i loro risultati sull’incidente probatorio. Cosa succederà intanto il prossimo 4 luglio?
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Solo due profili genetici nella spazzatura di casa Poggi: quelli di Chiara e di Alberto Stasi
Dopo quasi due decenni, per la prima volta è stato aperto il sacco della spazzatura raccolto a casa Poggi il giorno del delitto, il 13 agosto 2007. In quel momento, come è noto, in casa si trovava solo Chiara, mentre i genitori e il fratello erano in vacanza in Trentino. Nel sacchetto sono stati ritrovati un contenitore di Fruttolo, una confezione di Estathé, un sacchettino per biscotti e una buccia di banana.
Dai campionamenti eseguiti sui reperti sono emerse piccolissime tracce di dna. I genetisti di parte, confrontando i dati grezzi con i profili già noti presenti negli atti, hanno identificato solo i dna della vittima e di Alberto Stasi. Più precisamente, secondo quanto confermato alla testata, il profilo di Stasi è stato rinvenuto sulla cannuccia dell’Estathé, mentre quello di Chiara Poggi sarebbe presente su altri oggetti come il piattino, le linguette del Fruttolo e una confezione di biscotti.

Garlasco, cosa succederà il 4 luglio
Il prossimo passaggio fondamentale si terrà il 4 luglio, come spiega a Fanpage.it Dario Redaelli, consulente della famiglia Poggi: «Si tratta di una seduta tecnica, riservata a genetisti e biologi. Apriremo i plichi contenenti le campionature effettuate durante l’autopsia, come la campionatura salivare e altri prelievi conservati nella catena del freddo».
Sarà questa, dunque, la prima occasione in cui i periti nominati dal giudice – il Commissario Capo Tecnico Biologo Denise Albani e il sovrintendente tecnico Domenico Marchigiani – potranno avere accesso diretto al dna originale di Chiara Poggi, indispensabile per confermare o smentire i risultati dei consulenti di parte. Redaelli sottolinea l’incertezza sulla conservazione del materiale: «Non sappiamo ancora cosa sia rimasto utilizzabile dopo 18 anni».
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