Emanuele De Maria, la telefonata alla madre dopo il delitto: cosa le ha detto
Nel pomeriggio di venerdì, Emanuele De Maria, dopo aver presumibilmente lasciato il corpo senza vita della collega Chamila Wijesuriya tra i rovi del Parco Nord, si dirige verso la stazione della metropolitana Bignami. Prima di sparire per ore, effettua due telefonate con il cellulare della vittima: la prima alla madre, la seconda alla moglie del fratello. Il contenuto della chiamata alla madre è agghiacciante nella sua semplicità:
“Vi chiedo perdono, ho fatto una cazzata“, avrebbe detto, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. Quel cellulare – sottratto alla donna insieme alla borsetta – viene poi abbandonato in un cestino da De Maria. Un addetto dell’ATM lo ritrova. Gli investigatori, ricostruendo le chiamate, risalgono agli ultimi spostamenti dell’uomo. Lungo il tragitto, De Maria porta con sé anche la foto strappata dal documento d’identità della donna e una ciocca dei suoi capelli, custodita in una bustina trasparente.

L’aggressione all’alba e la fuga nel centro di Milano
La mattina di sabato, De Maria ricompare. Alle 6 del mattino, si presenta in via Napo Torriani e colpisce Hani Fouad Abdelghaffar Nasr con cinque coltellate alla schiena, riducendolo in fin di vita. L’agguato, secondo gli inquirenti, potrebbe essere stato motivato da gelosia o vendetta. Dopo l’aggressione, De Maria si dà alla fuga. Passa ore nel silenzio della città, mentre Carabinieri e Polizia cercano di ricostruire i suoi movimenti. Alle 13.55, un tonfo improvviso spezza il sabato in piazza Duomo. De Maria si è gettato da 40 metri d’altezza, dopo essersi arrampicato sulle impalcature. Il suo corpo sfiora un ragazzino con un peluche. Una scena surreale, che paralizza passanti e turisti. Nessuna lettera, nessuna spiegazione chiara.