Dubbi sugli alibi: tra biciclette nere e testimonianze parziali
Marco Panzarasa, oggi avvocato e figlio di un ex sindaco, dichiarò di essere in Liguria il giorno dell’omicidio. Tuttavia, la vicinanza della sua casa a quella di Chiara, e il fatto che possedeva una bicicletta nera simile a quella vista da alcuni testimoni, sollevò ulteriori sospetti. Anche la sorella Isabella, presente in casa con lui, fornì una versione dei fatti che non dissipò ogni dubbio.
Stesso discorso per le sorelle Paola e Stefania Cappa, appartenenti alla borghesia locale: alibi dettagliati ma non del tutto chiarificatori. Paola era in convalescenza, Stefania riferì di aver studiato e poi visitato la piscina con l’amico Emanuele Arioldi.
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Nuove indagini su una rete “normale” ma sospetta
Maristella Gabetta, migliore amica di Chiara, era l’unica assente: si trovava in montagna. Ricordò Chiara come una ragazza semplice e solare, la cui morte ha lasciato un vuoto devastante. Tuttavia, quella apparente normalità tra giovani di buona famiglia nascondeva, forse, una rete di rapporti e comunicazioni che la Procura sta oggi riesaminando con attenzione.
Rimane la domanda cruciale: perché tutti erano a Garlasco in quei giorni? Una coincidenza o una consapevolezza di un evento imminente? Le nuove indagini potrebbero finalmente portare alla luce una verità taciuta per anni, nascosta tra le pieghe della quotidianità.