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Garlasco, le ricerche sospette nel pc di Chiara Poggi

La domanda chiave: chi ha usato il computer di Chiara?

Un elemento centrale resta quello relativo all’identità di chi, oltre a Chiara Poggi, avrebbe potuto accedere al suo computer. Secondo quanto riferito dai periti, «I contenuti di Alberto Stasi non li aveva mai visti, mentre i contenuti che potevano aver scaricato altri soggetti che utilizzavano il suo pc poteva averli visti». Il dato, unito alla disponibilità delle copie forensi, suggerisce che la chiave di volta della vicenda possa trovarsi proprio nell’analisi dettagliata dei log e delle tracce lasciate sui dispositivi.

La questione della conservazione dei dati e della loro accessibilità nel tempo è cruciale anche sotto il profilo giuridico. Le tecnologie evolvono rapidamente e solo una nuova perizia, condotta con strumenti moderni e un mandato più ampio, sarebbe in grado di fornire risposte definitive alle numerose domande ancora aperte.

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Chiara Poggi Computer

Parole chiave e cronologie compromettenti

Ulteriori dettagli sono emersi dall’analisi delle ricerche effettuate sui dispositivi. Roberto Porta ha dichiarato: “Nel computer di Chiara Poggi c’erano ricerche legate a parole come pre teen, video, è stata rilevata una ricerca ‘sesso + Garlasco’, erano ricerche mirate a cercare un fatto specifico secondo me, questa è una mia opinione, quando metti la parola Garlasco cerchi qualcosa che è successo in quel luogo. Abbiamo escluso che fossero ricerche fatte da Chiara perché erano in orari in cui lei non c’era”.

L’importanza delle indagini digitali in questa vicenda è evidente: solo l’analisi incrociata di orari, accessi e cronologia delle attività può fornire elementi oggettivi e utili all’accertamento della verità. In un contesto in cui la tecnologia è ormai parte integrante delle investigazioni, il caso Garlasco conferma quanto sia essenziale la collaborazione tra esperti forensi, magistrati e forze dell’ordine.

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