Una rotta ambigua: destinazione ufficiale o mossa diversiva?
Port Said, situata nella parte nord-orientale dell’Egitto, è stata indicata come destinazione ufficiale della flottiglia. Ma gli analisti ritengono sempre più probabile che il vero obiettivo sia Tartus, la storica base navale russa in Siria. Non sarebbe una novità. Il percorso tra il Mar Nero e le coste siriane, passando per il Mediterraneo centrale, è da tempo al centro di un’intensa attività logistica russa. Non a caso, questa stessa rotta è stata ribattezzata “Syrian Express”, in riferimento al traffico regolare di mezzi, uomini e rifornimenti diretti verso le forze russe presenti in Siria. Secondo fonti militari, negli ultimi mesi questo tragitto è stato percorso numerose volte da navi militari e civili russe, spesso sotto il monitoraggio dei radar NATO e dei sistemi di sorveglianza italiani.

L’ombra della sorveglianza italiana
A testimonianza dell’interesse e della cautela con cui viene seguito ogni movimento navale nel Mediterraneo centrale, si segnala l’intervento dell’Aeronautica Militare italiana. Nella mattinata di lunedì 8 luglio, un ATR P-72A (matricola MM62281) è decollato dalla base di Sigonella, in Sicilia, per effettuare una missione di sorvolo e ricognizione. Non è un fatto isolato: l’aereo da pattugliamento marittimo, specializzato nella raccolta di dati radar e immagini a lungo raggio, aveva già monitorato la presenza delle stesse navi nei giorni precedenti, sin dal loro ingresso nel Mediterraneo. L’attenzione italiana non è casuale, considerando che le acque attraversate dalla flottiglia rientrano in un’area di cruciale importanza strategica per la sicurezza nazionale e per quella dell’intera Europa.
Il passaggio della flottiglia russa nel cuore del Mediterraneo rappresenta l’ennesimo segnale di una crescente proiezione militare del Cremlino nelle acque calde del Sud Europa e del Levante. Il contesto geopolitico, già teso per il conflitto in Ucraina e le crisi regionali in Medio Oriente, vede ora un’intensificazione dei traffici navali russi in zone di alta sorveglianza NATO. Al momento, non ci sono dichiarazioni ufficiali né da parte del Ministero della Difesa italiano né da fonti NATO, ma l’allerta resta alta. Gli analisti militari stanno osservando con attenzione gli sviluppi e soprattutto l’arrivo o meno della flottiglia a Tartus, che potrebbe confermare le ipotesi sul vero scopo della missione. In attesa di sviluppi, è chiaro che il Mediterraneo torna ad essere teatro di una sottile e costante guerra di posizionamento. Una sfida che si combatte meno con le armi e più con la presenza strategica, la logistica e l’intelligence. E in cui ogni passaggio, ogni rotta, ogni missione può rivelarsi il tassello di un disegno più complesso.