Ombre sul verdetto e nuove domande
Nel 2015, Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio della fidanzata. Un verdetto raggiunto dopo una lunga odissea giudiziaria, tra sentenze ribaltate, indagini integrate, nuove consulenze. Eppure, quella condanna non ha mai completamente cancellato l’idea che potessero esserci altri tasselli mancanti.
Il nome di Andrea Sempio emerse solo molti anni dopo, quando una nuova perizia informatica suggerì che il suo profilo genetico andava comparato con una traccia trovata sotto le unghie di Chiara. Una pista mai approfondita del tutto, finora, ma che non è stata neanche completamente esclusa. Le parole di Lovati, oggi, riportano quella presenza nell’orbita del caso. E insinuano, senza dichiararlo apertamente, che forse qualcun altro sapeva. O aveva visto. O aveva parlato. Prima che Stasi facesse la famosa telefonata ai carabinieri.
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“Alle 11 e 30 del mattino a Vigevano girava già la voce su quello che era successo a Garlasco”
Così a #zonabianca Massimo Lovati, l’avvocato di Andrea Sempio. pic.twitter.com/0cyyvvSawW— Zona Bianca (@zona_bianca) July 9, 2025
Un enigma senza pace
A distanza di quasi due decenni, il caso Poggi continua a inquietare. Le sue zone d’ombra resistono al tempo, ai verdetti, alle certezze giuridiche. E ogni nuovo dettaglio, ogni testimonianza rilasciata oggi, ha il potere di risvegliare l’interesse di chi, da sempre, segue questa vicenda con un misto di rabbia e impotenza.