Le ultime ore di Papa Francesco
Il decesso è stato improvviso, probabilmente causato da un ictus devastante: “Forse un embolo, forse un’emorragia. In un’ora, se ne è andato”, ricorda Alfieri. Quel lunedì, alle 5:30 del mattino, una telefonata del medico personale Strappetti ha cambiato tutto: “Il Santo Padre sta molto male, dobbiamo tornare al Gemelli”. Alfieri si è recato rapidamente a Casa Santa Marta, trovando il Pontefice con gli occhi aperti ma non reattivo. “Non rispondeva nemmeno agli stimoli dolorosi. Era in coma. Ho capito che non c’era più nulla da fare”, ha detto. Papa Francesco, come aveva più volte espresso, non voleva morire in ospedale. E così è stato, spirando nella sua residenza, circondato da collaboratori e medici, in un clima di preghiera guidato dal cardinale Parolin. (Continua dopo le foto)

Due interventi tenuti segreti
Pochi sanno che Papa Francesco è stato sottoposto a due interventi chirurgici in gran segreto. Il primo, nel 2021, fu necessario a causa di forti dolori addominali legati a una malattia diverticolare severa. Alfieri ricorda: “Mi disse: ‘Ho deciso di operarmi e ho scelto lei’. Gli risposi che l’unico posto possibile era il Gemelli. Accettò, ma pose una condizione: ‘Non dovrà saperlo nessuno. Se la notizia esce, non mi opero più'”. Per garantire la riservatezza, fu diffusa una versione ufficiale: un capo di Stato estero in visita riservata. Il segreto fu mantenuto. Prima dell’operazione, però, accadde un gesto toccante: “Mi benedì le mani. Un’emozione fortissima. Solo ora comprendo appieno il significato: voleva affidarmi qualcosa di più grande del mio lavoro”. Il secondo intervento fu eseguito sempre al Gemelli, quando Bergoglio volle tornare nello stesso ospedale per lanciare un messaggio a favore della sanità pubblica e degli ospedali cattolici. Anche in quell’occasione fu rispettata la massima discrezione. (Continua dopo le foto)

Il legame tra il Papa e Stefano Alfieri
Il legame tra il Papa e il suo chirurgo andava oltre la dimensione clinica. Era un rapporto di fiducia, di confidenza, ma anche di spiritualità. La benedizione delle mani, il segreto condiviso, la missione affidata: elementi che oggi, con la scomparsa di Bergoglio, assumono il valore di un testamento morale. “Utilizza le tue mani con il cuore”, gli disse. “Era un segreto tra noi tre, ora posso raccontarlo”, conclude Alfieri. Parole che trasformano un gesto medico in una chiamata etica, rendendo il chirurgo uno dei custodi più silenziosi dell’eredità spirituale lasciata da Papa Francesco.