
Il caso dell’omicidio di Pierina Paganelli, a distanza di mesi, continua a scuotere profondamente l’opinione pubblica e a stravolgere la vita delle persone coinvolte, in particolare quella di Manuela Bianchi, figura centrale nella vicenda. L’intera comunità è ancora scossa da una storia che intreccia tradimenti, segreti e rapporti familiari compromessi, in un crescendo drammatico che ha messo in luce le fragilità umane. Le conseguenze emotive, giudiziarie e sociali si fanno sentire con forza anche a mesi di distanza dal tragico evento, in un contesto dove ogni parola e gesto possono cambiare il corso della giustizia. (Continua dopo le foto)
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Il ruolo chiave della testimonianza di Manuela Bianchi
Manuela Bianchi è indagata per favoreggiamento, ma al tempo stesso viene considerata dal gip una teste attendibile. Le sue dichiarazioni sono ritenute fondamentali per la ricostruzione dell’accaduto e, secondo il giudice, hanno dato corpo al movente dell’omicidio: l’intento di Dassilva, ex amante della Bianchi, di eliminare Pierina Paganelli perché le sue “indagini” avrebbero potuto far emergere la relazione extraconiugale con la nuora. Il fatto che Dassilva abbia rifiutato il confronto con lei pesa ulteriormente sul quadro accusatorio. Anche se i suoi legali continuano a chiedere la scarcerazione, parlando di un impianto basato “solo” sulle dichiarazioni della donna, la giustizia sembra andare in un’altra direzione. (Continua dopo le foto)
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Il lungo silenzio e il peso della verità
L’interrogativo più grande resta quello sul ritardo nella confessione. Perché parlare un anno e mezzo dopo? La risposta di Manuela, umanamente fragile ma psicologicamente densa, mostra un conflitto interiore. “Ero profondamente combattuta… il mio cuore tirava da una parte, ma la mia mente cercava di capire”. Una frase che mette in luce quanto sia stato difficile – forse anche per paura, forse per dipendenza emotiva – separarsi da quell’uomo, da quella relazione tossica che ora appare per quello che era: pericolosa e distruttiva.
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