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Mauro Corona parla di Sinner, ma cala il gelo in studio: “Sul doping…”

News TV. Jannik Sinner non smette di far parlare di sé, e questa volta ad accendere il dibattito non è stato un avversario in campo, ma Mauro Corona. L’ospite fisso di È sempre Cartabianca si è lasciato andare a un appassionato elogio nei confronti del giovane campione, reduce da una nuova vittoria che consolida il suo status di numero uno al mondo. Durante la puntata andata in onda martedì 15 luglio su Rete 4, Corona si è detto “molto contento” del risultato di Sinner, definendolo un esempio di sportività, sobrietà e compostezza.

Non fa sceneggiate, non dà in escandescenze – ha spiegato lo scrittore – al massimo si concede un gesto di vittoria”. Per Corona, Sinner rappresenta un modello positivo, non solo per i giovani, ma per tutti coloro che cercano nello sport una via di riscatto, un motivo per credere ancora nella meritocrazia e nell’impegno.

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“Lo sport ci salva”: la riflessione che colpisce il pubblico

Nel suo intervento, Mauro Corona ha toccato corde profonde. Parlando del valore sociale dello sport, ha affermato che “gli sportivi, quando vincono, non vincono solo per se stessi”. La loro impresa, secondo lui, ha un impatto collettivo: “Ci gratificano di una soddisfazione, ci tolgono un po’ dai nostri fallimenti, dalle nostre paure, dalle nostre ansie, angosce. Sono qualcosa che aiuta noi a vedere la vita”.

Parole forti, cariche di empatia e realismo, che hanno trovato l’approvazione della conduttrice Bianca Berlinguer. Il discorso di Corona ha toccato uno dei temi più sentiti dagli spettatori: quel bisogno di trovare nello sport e nei suoi eroi una forma di speranza e sollievo dalla fatica quotidiana.

“Il doping tradisce tutti”: la critica dura agli sportivi sleali

Ma la riflessione non si è fermata qui. Corona ha spostato il focus su un aspetto oscuro dello sport: il doping. “Quando uno sportivo si dopa – ha dichiarato – non tradisce solo se stesso e lo sport. Tradisce tutti noi che abbiamo fiducia in lui”. Il riferimento, anche se non esplicito, sembrava rivolgersi al mondo del ciclismo, dove casi eclatanti hanno negli anni minato la credibilità degli atleti.

L’idea di fondo è chiara: lo sportivo non è solo un individuo che compete, ma un simbolo collettivo, un punto di riferimento. E quando cade, porta con sé anche le illusioni di chi lo segue. La sua vittoria pulita è la vittoria di tutti. Il suo inganno, una delusione che ha il sapore del tradimento.

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