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Carlo Acutis sarà santo ma è bufera: si allargano le polemiche

L’annuncio della canonizzazione di Carlo Acutis, prevista per il 7 settembre 2025, ha sollevato un’ondata di entusiasmo tra i fedeli. Ma anche pesanti critiche dal mondo accademico. Il teologo Andrea Grillo, docente al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, non usa mezzi termini: la proclamazione del giovane beato milanese sarebbe stata “frettolosa” e costruita con criteri discutibili. Un’accusa che scuote il Vaticano e riaccende il dibattito sull’uso mediatico delle figure religiose.

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Una santità “troppo veloce”: Grillo mette in dubbio il processo

Per Andrea Grillo, uno dei teologi più autorevoli in Italia, la canonizzazione di Carlo Acutis, morto nel 2006 a soli 15 anni, è avvenuta con una celerità anomala rispetto a tanti altri casi ancora in attesa da secoli. “È quantomeno frettolosa”, afferma, denunciando una discrepanza evidente con la tradizione della Chiesa, che spesso richiede decenni, se non secoli, per riconoscere la santità di una figura.

A preoccupare il teologo non è tanto la figura del ragazzo, ma il metodo con cui la sua vita è stata raccontata e promossa: “Il problema non è Carlo, ma la maniera in cui è stato letto e descritto”, precisa. La costruzione della sua immagine – secondo Grillo – sarebbe frutto di un progetto comunicativo funzionale alla canonizzazione, più che di una reale riflessione teologica.

“Una teologia vecchia”: i dubbi sulla mostra dei miracoli eucaristici

Uno dei punti più critici riguarda il progetto che ha reso celebre Acutis: la mostra fotografica sui miracoli eucaristici. Definita dal Vaticano uno dei simboli della sua santità, viene invece letta da Grillo come un prodotto teologico discutibile e anacronistico. “Come può un giovane comunicare una teologia eucaristica così vecchia, pesante, concentrata sull’inessenziale?”, si chiede.

Il docente punta il dito su chi avrebbe incoraggiato l’interesse di Acutis per i miracoli, invece di guidarlo verso una comprensione più profonda e contemporanea dell’Eucaristia. “È una visione ossessiva, sbilanciata e inadeguata al cammino che la Chiesa ha compiuto negli ultimi settant’anni”, insiste, riferendosi implicitamente al Concilio Vaticano II e alla teologia sacramentale moderna.

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