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Garlasco, cos’hanno deciso dopo la scoperta sul terzo DNA

I dubbi degli esperti e i nuovi accertamenti

Tuttavia, non tutti sono convinti che si tratti di una prova determinante. Alcuni legali parlano ancora di possibile contaminazione da laboratorio, considerando la quantità estremamente bassa di materiale genetico e la lunga catena di custodia in questi 17 anni. Anche per questo, lunedì 14 luglio è prevista una nuova estrazione del tampone orale, che potrebbe consolidare o smentire i primi risultati. Solo se il Dna ignoto sarà nuovamente rilevato, si potrà parlare di una traccia con reale valenza scientifica.

Intanto, restano in sospeso anche gli altri elementi raccolti durante l’incidente probatorio: l’impronta 33 sulla parete delle scale, interpretata come una macchia di sudore e non di sangue dai consulenti di Sempio; il capello trovato tra i rifiuti, da cui però non è stato possibile ottenere un profilo genetico; e la cannuccia dell’Estathé, su cui invece è stato isolato il Dna di Stasi.

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Attesa per l’esame sui margini ungueali

Ma la vera svolta, secondo gli inquirenti, potrebbe arrivare con l’analisi dei margini ungueali di Chiara, le zone sotto le unghie, che potrebbero custodire tracce di Dna del suo aggressore. Due profili sono già stati rilevati: uno è stato attribuito ad Andrea Sempio in una consulenza della Procura, dopo che inizialmente era stato scartato nel processo contro Stasi. Ma ora i periti nominati dalla gip vogliono ripartire da zero. Hanno chiesto i dati grezzi e le schede di lavoro a chi, all’epoca, concluse per l’assenza di elementi certi.

Un nuovo tassello si aggiunge così a un caso che sembrava archiviato. La domanda resta sempre la stessa, angosciante: Chi ha ucciso Chiara Poggi? E soprattutto: abbiamo davvero condannato la persona giusta?

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