Nuove piste e identificazione di possibili complici
Parallelamente, il secondo asse investigativo riguarda l’identificazione di sospettati da confrontare con il profilo genetico isolato. La Procura ipotizza che il DNA possa essere riconducibile a un presunto complice di Andrea Sempio, già indagato per l’omicidio di Chiara Poggi e all’epoca presente nella villa di via Pascoli. Gli investigatori stanno analizzando il gruppo di amici e i vecchi compagni di scuola di Sempio, ritenendo possibile che tra loro si possa celare la persona a cui appartiene il profilo misterioso. L’approccio degli inquirenti prevede l’utilizzo di strumenti tecnologici per recuperare dati da dispositivi elettronici sequestrati negli anni precedenti, nella speranza di individuare elementi utili per l’indagine. Vengono inoltre ascoltate nuovamente persone che frequentavano la vittima e gli indagati, nella convinzione che il tempo possa aver modificato ricordi e testimonianze, portando alla luce dettagli sfuggiti in passato.


Contesto e nuove polemiche sulla privacy
Tra i nomi emersi di recente nelle indagini figura Michele Bertani, amico sia di Sempio che di Capra. Bertani si è tolto la vita nel 2016, ma la sua figura è tornata al centro dell’attenzione poiché potrebbe essere possibile risalire al suo DNA per un confronto con le tracce repertate. Scrive «Il Corriere della sera»: “In questi mesi è emersa — almeno sui media — la figura di Michele Bertani, morto suicida nel 2016. Amico stretto, secondo alcuni, di Sempio e di Capra. Solo un conoscente con cui non aveva più rapporti, secondo altri. La pista Bertani è sempre rimasta al di fuori del lavoro degli investigatori, così come altre suggestioni. Il suo corpo è stato cremato, ma i carabinieri nella loro caccia al profilo ignoto potrebbero risalire presto al suo Dna”. L’inchiesta si trova anche al centro di un dibattito sulla gestione delle informazioni sensibili.
Di recente, il Garante per la privacy ha adottato un provvedimento contro il blogger Gianluca Spina, responsabile della pubblicazione di immagini relative all’autopsia di Chiara Poggi all’interno di video diffusi tramite masterclass a pagamento. L’intervento delle autorità competenti ha portato all’apertura di un’indagine sulla diffusione non autorizzata di materiale protetto, sollevando interrogativi sulla tutela della dignità delle vittime e sulla responsabilità nella divulgazione di contenuti delicati. Il caso Poggi continua pertanto a suscitare attenzione e dibattito, non solo dal punto di vista investigativo, ma anche su quello etico e sociale.