
Garlasco, tutte le ipotesi sul Dna di ignoto 3: cosa succede ora – Prosegue l’inchiesta sulla morte della giovane trovata senza vita in una villetta di provincia, con un colpo di scena che riapre il fronte delle indagini scientifiche. Secondo quanto riportato da Il Piccolo di Trieste, si starebbe valutando la possibilità di sottoporre a prelievo del DNA tutti coloro che, in questi anni, sono entrati in contatto diretto con il cadavere. Un’operazione delicata che coinvolgerebbe almeno una trentina di persone, inclusi tecnici, operatori forensi, personale medico e altri soggetti coinvolti in vario modo nelle fasi successive alla scoperta del corpo.

Garlasco, tutte le ipotesi sul Dna di ignoto 3: cosa succede
Tra i nomi in ballo, ci sarebbe anche chi, tempo dopo, si occupò della riesumazione della salma per raccogliere le impronte dattiloscopiche. L’obiettivo è chiaro: verificare se il DNA maschile rinvenuto nel cavo orofaringeo della vittima possa essere frutto di una contaminazione, piuttosto che una traccia utile a identificare un eventuale responsabile.

L’ipotesi della contaminazione
Il nodo è tutto lì: capire se quella traccia genetica sia un indizio oppure un errore di procedura. Le ultime analisi condotte nell’ambito dell’incidente probatorio, disposte dalla gip Daniela Garlaschelli, hanno infatti confermato la presenza di due cromosomi Y su cinque campioni analizzati. Uno è stato attribuito a Ernesto Gabriele Ferrari, assistente del medico legale Dario Ballardini, che nel 2007 eseguì l’autopsia. L’altro, per ora, non ha un nome né un volto. È l’elemento che alimenta nuovi dubbi. Secondo alcuni consulenti, quella traccia “ignota” sarebbe robusta, completa e priva di ambiguità, composta da 22 marcatori. Un profilo quindi “puro”, che escluderebbe la contaminazione. Altri, come l’ex generale dei RIS Luciano Garofano, sostengono la tesi opposta: quel DNA potrebbe essere un mix tra Ferrari e un’altra persona, presente in quantità troppo basse per essere rilevanti. Per Garofano, l’ipotesi più razionale è che si tratti di una contaminazione avvenuta durante il maneggiamento della garza, utilizzata all’epoca per prelevare materiale dalla bocca della vittima.
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