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Massimo Bossetti, il desiderio della moglie Marita Comi

«Solo una vita normale». È questo ciò che chiede Marita Comi (44 anni), moglie di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva all’ergastolo il 12 ottobre 2018 per l’omicidio di Yara Gambirasio. La donna, dopo quasi 9 anni dal giorno dell’arresto del muratore di Mapello, continua a credere nell’innocenza del marito. Leggi anche l’articolo —> Caso Yara Gambirasio, pm finisce indagata: cos’è successo

Massimo Bossetti, la moglie Marita Comi: “Desidero ancora una vita normale”

A riportare i pensieri e lo stato d’animo di Marita Comi è il fratello Agostino, che in un’intervista concessa sulle pagine de “Il Giorno” ha raccontato: «Mia sorella cerca di tirare avanti, la vita continua. Dopo nove anni sa che la sua esistenza non tornerà più normale, quel fatto ha cambiato tutto». La 44enne, come dicevamo, continua a sostenere l’innocenza di Bossetti. In caso contrario «lo avrei lasciato», aveva detto tempo fa. La signora Comi, del resto, si è spesa in prima persona più volte per sostenere, sia processualmente che mediaticamente, la posizione di innocenza del marito. Oggi i loro tre figli (21, 18 e 16 anni) sono cresciuti e, come scrive «Il Messaggero», “seguono la loro strada”. (continua a leggere dopo le foto)

Anche i figli della coppia travolti dall’arresto del muratore di Mapello

Anche i figli di Bossetti e di Marita, sono stati travolti dall’arresto e dalla condanna del padre per l’uccisione di Yara Gambirasio. I tre giovani negli anni hanno cercato di trovare una loro strada studiando e lavorando. La moglie di Bossetti, che all’epoca dell’arresto del marito non lavorava, ha trovato un posto in una ditta di pulizie ed è lì che lavora oggi. “Si cerca di tirare avanti. La vita continua ma quel fatto ha cambiato tutto”, ha ammesso il fratello di Marita che da nove anni le sta vicino. (continua a leggere dopo le foto)

Massimo Bossetti, la moglie Marita Comi crede alla sua innocenza

Di recente sul caso di Yara ci sono stati degli sviluppi inaspettati: “Frode processuale e depistaggio sono le due pesantissime accuse per cui il gip di Venezia ha chiesto alla Procura di procedere all’iscrizione nel registro degli indagati di Letizia Ruggeri, il pm titolare delle indagini sulla morte di Yara Gambirasio”, si legge su «Il Messaggero». E ancora: “Il gip ha contestualmente sollecitato nuove indagini. Il tema su cui il gip chiede una nuova tranche di verifiche è legato alla conservazione di 54 reperti con tracce di Dna che, di fatto, rappresentarono l’architrave dell’impianto accusatorio a carico del muratore di Mapello”. Leggi anche l’articolo —> Yara Gambirasio, colpo di scena nel caso: cos’è successo

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