
Dopo l’annuncio ufficiale della morte di Papa Francesco, il web è stato inondato da teorie del complotto. Alcuni sostengono che il Pontefice fosse in realtà morto da settimane, altri parlano addirittura di un sosia che ne avrebbe preso il posto durante le ultime apparizioni pubbliche. Ma tra le ipotesi più discusse, in queste ore sta circolando quella legata alle “croci rovesciate” visibili nella Basilica di San Pietro, che secondo i complottisti rappresenterebbero un chiaro simbolo satanico. (Continua dopo le foto)
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Croci rovesciate: simbolo di fede, non di eresia
La realtà, però, è ben diversa: quelle croci non hanno nulla a che vedere con il satanismo. E anzi, affondano le loro radici nel cuore stesso della tradizione cristiana. Le cosiddette “croci a testa in giù”, osservabili soprattutto nella zona del baldacchino berniniano della Basilica Vaticana o in altre decorazioni liturgiche, sono da secoli conosciute con un nome preciso: “Croci di San Pietro”. Non sono affatto un’invenzione recente, né tanto meno un’alterazione blasfema del simbolo cristiano. (Continua dopo le foto)
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Cosa sono le “croci di San Pietro”
Secondo la tradizione della Chiesa cattolica, San Pietro — considerato il primo Papa della storia — fu crocifisso a testa in giù durante le persecuzioni dell’Imperatore Nerone, intorno al 64 d.C.. Lo stesso apostolo avrebbe chiesto di essere giustiziato in quel modo, ritenendosi indegno di morire come Gesù. Da quel gesto nasce un simbolo che è tutto fuorché demoniaco: la croce rovesciata rappresenta l’umiltà estrema di Pietro e il suo totale abbandono alla fede.
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