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Giampiero Galeazzi, perchè lo chiamavano “Bisteccone”

Oggi, 12 Novembre 2021, intere generazioni dicono addio alla voce dello sport in tv. Il noto giornalista sportivo Giampiero Galeazzi è morto a causa di una lunga malattia all’età di 75 anni. Il mondo della televisione italiana è rimasto completamente senza parole una volta appresa la triste notizia. Storica è la sua telecronaca della vittoria dei fratelli Abbagnale, in quello che era stato il suo primo amore, il canottaggio. Nel corso della sua carriera sia sportiva che televisiva, Giampiero Galeazzi si era guadagnato il soprannome di Bisteccone, scopriamo ora perchè lo chiamavano così. (Continua a leggere dopo la foto)

Giampiero Galeazzi, perché lo chiamavano Bisteccone

Per tutti Giampiero Galeazzi sarà sempre Bisteccone, un soprannome che gli venne dato negli anni Settanta. Il tutto deriva dalla sua mole imponente. A raccontare l’origine del nomignolo è stato lo stesso Galeazzi in un’intervista del 2019 alle pagine della Gazzetta dello Sport: «Era il 1970, un giorno doveva andare a giocare un doppio di tennis con Renato Venturini, che lavorava alla radio. Andai a prenderlo nella sede di via del Babbuino e mi presentò ai colleghi dello sport. Ero alto e massiccio, così Gilberto Evangelisti se né usci con la frase: Renà, ma chi è sto Bisteccone?» Un soprannome usato mille volte anche dalla sua amica Mara Venier e per questo tutti pensavano che fosse lei l’artefice di tutto. In un’intervista a La Repubblica, Galeazzi dichiarò: «No, quando da ragazzo giravo per le redazioni c’era sempre quello che chiedeva: Ahò, è chi è ‘sto bisteccone? I settentrionali pensano che sia dispregiativo. Noi romani no. Rivolto a una donna, Bella bisteccona è un complimento. Significa una in salute, ma pure ‘na bella magnata. Non so se rendo». (Continua a leggere dopo la foto)

Il suo ricordo della telecronaca degli Abbagnale

Durante una lunga intervista sulla sua vita rilasciata nel 2016 a La Repubblica, Giampiero Galeazzi ricordò così la sua telecronaca della vittoria dei fratelli Abbagnale: «Vengo dal canottaggio. Con loro vedevo realizzarsi il mio sogno. C’ero anch’io su quella barca. Ero il terzo a remare. In certe situazioni come puoi zittire l’istinto? Col K2 di Rossi e Bonomi a Sydney ho strillato pure peggio». Poi alla domanda “Che cosa si rimprovera?” Il giornalista rispose: «Avrei dovuto pensare di più alla salute. Alla carriera. Ho lasciato la Rai da caporedattore, ma oggi so’ tutti direttori». Un finale amaro per un libro: «Forse un po’ troppo triste. Però mentre lo scrivevo guardavo fuori, e a Roma pioveva».

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