Implicazioni per l’accusa
La difesa sottolinea che l’assenza di sangue nell’impronta comprometta la sua validità come prova. Se la traccia è di sudore, la sua presenza potrebbe essere spiegata da un contatto prolungato o ripetuto, senza implicare necessariamente la colpevolezza dell’imputato. Questo scenario pone in discussione l’interpretazione originale dei dati da parte della Procura e potrebbe portare a una revisione delle conclusioni precedenti.
Questi argomenti si rivelano cruciali nella strategia difensiva di Sempio, il cui team legale, composto da Massimo Lovati e Angela Taccia, punta a minare il collegamento diretto tra l’impronta e l’accusa di omicidio. La difesa ha già richiesto un incidente probatorio per chiarire i profili tecnici in questione, ma la richiesta è stata respinta.
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La risposta della Procura
Ora, la Procura di Pavia è chiamata a rispondere alle nuove valutazioni presentate dalla difesa. Si prevede un confronto tecnico tra i periti, che potrebbe includere nuove analisi chimico-biologiche del reperto. Non si esclude che il procedimento possa portare a un riesame delle conclusioni passate, qualora la natura della traccia fosse confermata come sudore.
Il caso di Chiara Poggi ha visto la “impronta 33” emergere nel 2007 come un elemento secondario fino a una recente rivalutazione. Se le nuove scoperte fossero confermate, l’impronta potrebbe perdere gran parte del suo valore probatorio, alterando significativamente il panorama giudiziario del caso.