È morto Maxx Justice, lo storico wrestler vittima di un tragico incidente
La notizia della sua morte è arrivata dalla federazione All Pro Wrestling (APW), con cui aveva condiviso gran parte del suo percorso sul ring. “Piangiamo profondamente la scomparsa di Mike Raybeck, noto professionalmente come Maxx Justice“, ha scritto l’organizzazione in una nota ufficiale. L’atleta, 63 anni, è stato travolto da un’auto mentre tornava a casa in bicicletta, venerdì scorso. Nonostante i soccorsi, per lui non c’è stato nulla da fare. La APW, una delle realtà indipendenti più storiche della scena americana, ha ricordato Raybeck come “uno dei wrestler originali” e “cinque volte campione universale”, sottolineando il ruolo centrale che ha avuto nel consolidare la reputazione della federazione. Alto 1,95 metri e con un peso superiore ai 113 chili, Maxx Justice era una presenza carismatica e rispettata, capace di dominare il ring ma anche di guadagnarsi l’affetto del pubblico con uno stile unico e autentico.

Maxx Justice, il lottatore gentile
Nato e cresciuto nel circuito indie californiano, Mike Raybeck si era diplomato all’All Pro Wrestling Boot Camp, formandosi in uno degli ambienti più duri ma anche più formativi del panorama professionistico. Il soprannome Maxx Justice non era solo una trovata da copione: rappresentava una vera e propria identità. Con questo nome aveva formato il tag team Border Patrol insieme al collega Michael Modest, altro veterano dell’APW. Maxx Justice non si era limitato ai confini americani: aveva lottato in Messico e Giappone, misurandosi con platee diverse e stili lontani da quello statunitense, riporta Daily Mail. Inseguendo il sogno più grande, aveva partecipato a provini per le massime federazioni mondiali: la WWF (oggi WWE) e la WCW. Nonostante non fosse riuscito a raggiungere il palcoscenico globale, la sua determinazione aveva ispirato intere generazioni di lottatori.
L’eredità di un veterano dell’indie
Nella scena indipendente, Maxx Justice era molto più che un atleta: era una figura di riferimento, uno dei pochi capaci di tenere alta la bandiera del wrestling autentico, lontano dagli eccessi dello spettacolo televisivo. “Mike ha lasciato un segno indelebile”, ha scritto Spotify in un post a lui dedicato su X, sottolineando l’impatto umano e professionale di un personaggio che ha saputo trasformare una passione in stile di vita. Sul ring, Maxx Justice era una forza della natura. Fuori, un uomo riservato, che dopo aver dato tutto al wrestling, aveva trovato nella vita quotidiana la sua seconda sfida. Lavorava come meccanico e viveva con semplicità, mantenendo con orgoglio la sua identità di lottatore, anche lontano dalle telecamere. Mike Raybeck, in arte Maxx Justice, non è mai stato una superstar da copertina. Ma per chi c’era, per chi lo ha visto lottare nei palazzetti di provincia, per chi ha stretto la sua mano dopo un match, resterà per sempre una leggenda silenziosa. Un gigante buono che il wrestling non dimenticherà.