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Messina Denaro, l’uomo che lo ha arrestato rompe il silenzio: come l’ha catturato

Messina Denaro

Social. Messina Denaro, l’uomo che lo ha arrestato rompe il silenzio: come l’ha catturato. Classe 1962, Matteo Messina Denaro, noto anche con i soprannomi U Siccu e Diabolik, è un mafioso italiano, legato a Cosa nostra. Capo indiscusso del mandamento di Castelvetrano e della mafia nella provincia di Trapani, è stato uno dei boss più potenti di tutta Cosa nostra, arrivando a esercitare il proprio potere anche oltre i confini della propria provincia, come in quelle di Agrigento e, addirittura, di Palermo. Arrestato il 16 gennaio 2023, dal 1993 era nella lista dei dieci latitanti più ricercati al mondo. Il comandante dei Ros Pasquale Angelosanto ha svelato alcuni retroscena sull’arresto dell’Ultimo dei Corleonesi. (Continua a leggere dopo la foto)

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Messina Denaro, l’uomo che lo ha arrestato rompe il silenzio: come l’ha catturato

Dopo trent’anni di latitanza, il boss Matteo Messina Denaro è stato arrestato il 16 Gennaio 2023. Il Generale dei Carabinieri Pasquale Angelosanto è il comandante dei Ros che ha arrestato il noto mafioso. In un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato cosa ha tradito l’ultimo dei Corleonesi: “La storia è segnata da politici, appartenenti alle Forze dell’Ordine, funzionari dello Stato arrestati o indagati per aver avvisato il boss che il cerchio si stava stringendo. Soltanto chi non conosce davvero la mafia può pensare a una trattativa segreta. Messina Denaro in tutti questi anni ha vissuto lontano dalla sua cerchia stretta di familiari e conoscenti. Noi e la Polizia abbiamo arrestato centinaia di fiancheggiatori. Ma abbiamo sempre avuto la certezza che utilizzassero un’attenzione maniacale negli spostamenti e negli incontri”.

C’è un altro elemento che non deve essere ignorato, secondo Angelosanto: “Io ho sempre raccomandato di non lasciare nulla di intentato, ma anche di non rischiare. Davvero si può pensare che avremmo concordato la cattura in una clinica dove c’erano decine di malati con il rischio che potesse esserci un conflitto a fuoco o comunque che qualcuno potesse essere messo in pericolo? Venerdì scorso, il 13 gennaio, quando il signor Andrea Bonafede ha confermato una particolare terapia presso la clinica la Maddalena. Ma la certezza io l’ho avuta soltanto quando il colonnello Arcidiacono mi ha telefonato e mi ha detto: ‘L’abbiamo preso, ha ammesso di essere lui’”. (Continua a leggere dopo la foto)

Una caccia all’uomo durata 30 anni

La pista, che ha portato all’arresto di Matteo Messina Denaro, l’avevano imboccata già da qualche mese: “Grazie a indagini e intercettazioni sapevamo di quali patologie soffriva Messina Denaro e abbiamo fatto partire le verifiche. Ci eravamo insospettiti perché in determinati momenti i suoi familiari avevano comportamenti anomali. All’improvviso annullavano impegni già presi, spegnevano i telefoni, diventavano irrintracciabili. Dunque abbiamo pensato che questo potesse accadere in occasione di interventi chirurgici. O comunque di cure mediche particolari. A quel punto ci siamo concentrati sui database sanitari e siamo andati su obiettivi mirati. Abbiamo incrociato i dati e ottenuto una lista di 150 codici. Soltanto quando la cerchia si è molto ristretta abbiamo avviato verifiche personali. E agli inizi di dicembre siamo arrivati a Bonafede”.

Poi il generale dei Carabinieri Pasquale Angelosanto ha aggiunto: “Il 29 dicembre ha prenotato una visita per il 16 gennaio. Ci siamo preparati ad intervenire. Quando aveva l’appuntamento fissato spesso era da un’altra parte. Il suo telefonino si trovava a Campobello. E questo è successo anche lunedì scorso. Poco prima della visita il vero Andrea Bonafede era a casa sua. A quel punto abbiamo fatto scattare l’operazione con oltre 150 uomini, la maggior parte dentro e fuori la clinica. All’orario fissato abbiamo chiuso i cancelli e controllato tutte le persone che erano all’interno. Il signor Bonafede si è sottoposto a tampone e poi si è diretto verso il bar. In quel momento è stato fermato”.

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