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Papa Francesco, il Vaticano diffonde le prime foto della salma: cosa hanno deciso

Dopo la morte improvvisa del pontefice Papa Francesco alle 7:35 nel lunedì dell’angelo di Pasqua, nell’aria del Vaticano c’è un silenzio composto, interrotto solo dal passo discreto di chi arriva all’Aula Nuova del Sinodo. Alcuni giungono in auto, altri a piedi. Il momento è di quelli che segnano la storia e la memoria collettiva. Tra i primi a varcare l’ingresso, con andatura semplice e determinata, c’è anche il cardinale Fernando Filoni.

Il suo volto è teso, ma le parole che affida ai cronisti sono nette: “Accompagniamo il Papa con la preghiera, è la cosa più importante. Intanto siamo chiamati a discutere e decidere dell’organizzazione, poi si vedrà”. C’è la solennità delle ore che precedono le grandi scelte, ma anche la consapevolezza che il tempo dell’ascolto e del raccoglimento è già iniziato.

Nel frattempo, il Vaticano ha diffuso le prime immagini del corpo di Papa Francesco adagiato nella bara. Immagini intense, potenti, che colpiscono per la loro essenzialità e per un particolare che segna una discontinuità radicale con il passato: la bara è aperta. Non è un caso, non è un dettaglio. È una precisa disposizione lasciata da Bergoglio: cambiare il cerimoniale funebre, a partire proprio da questo gesto.

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Un gesto che parla: la bara aperta

È una scelta che sorprende e commuove. Francesco ha voluto che la sua bara fosse aperta, visibile, esposta agli occhi dei fedeli. Un simbolo fortissimo, che racconta meglio di mille parole lo spirito del suo pontificato. Nessuna barriera, nessuna distanza, nessun trono dorato: solo vicinanza, condivisione, umanità.

In vita, ha attraversato piazze e frontiere, cercando sempre lo sguardo dell’altro. Nella morte, ha chiesto che il suo corpo potesse essere visto, quasi a dire: “Sono ancora qui, con voi, tra voi”. Una bara aperta che diventa una finestra sul suo testamento spirituale.

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L’ultimo cammino della Chiesa guidata da Francesco

Con l’arrivo dei cardinali alla prima congregazione, si apre ufficialmente il tempo della riflessione e della decisione. Ma nelle prime ore tutto appare sospeso, quasi trattenuto. Il ricordo del Papa scomparso, le sue scelte radicali, i suoi messaggi rimasti impressi nella carne della Chiesa, sono ancora troppo vivi per lasciare spazio alla pura procedura.

Oggi più che mai, la Chiesa si confronta con l’eredità di un pontefice che ha rotto gli schemi, riformato consuetudini e gesti, scelto il linguaggio diretto della prossimità. Anche nella morte.

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Il testo inedito di Papa Francesco sulla morte rivelato oggi

“La morte non è la fine di tutto, ma l’inizio di qualcosa. È un nuovo inizio, come evidenzia saggiamente il titolo, perché la vita eterna, che chi ama già sperimenta sulla terra dentro le occupazioni di ogni giorno, è iniziare qualcosa che non finirà. Ed è proprio per questo motivo che è un inizio ‘nuovo’, perché vivremo qualcosa che mai abbiamo vissuto pienamente: l’eternità”. È la “consolante certezza” espressa da papa Francesco in un testo inedito che esce all’indomani della sua morte, la prefazione al libro del cardinale Angelo Scola “Nell’attesa di un nuovo inizio. Riflessioni sulla vecchiaia”, pubblicato dalla Lev (Libreria Editrice Vaticana).

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