
La papamobile, simbolo del legame tra il Papa e i fedeli di tutto il mondo, cambia missione. Dopo la morte di Papa Francesco, il veicolo usato per avvicinarsi a milioni di persone nei suoi viaggi apostolici sarà trasformato. Quale sarà il futuro del mezzo? Ecco l’ultima volontà di Bergoglio, che fa emergere ancora una volta la cifra del suo Pontificato. (Continua dopo le foto)
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Papa Francesco dona la sua papamobile ai bambini di Gaza: diventa un’unità medica mobile
Papa Francesco ha deciso di far diventare la papamobile un’unità sanitaria mobile per i bambini di Gaza, in risposta a una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi decenni. È questo l’ultimo desiderio di un Pontefice che ha fatto della vicinanza agli ultimi e agli emarginati la cifra del suo Pontificato. Affidato a Caritas Gerusalemme, il progetto intende offrire assistenza medica salvavita a migliaia di minori palestinesi sfollati, feriti o affamati a causa della guerra. Durante gli anni del suo ministero, Bergoglio aveva più volte espresso il proprio dolore per il destino dei bambini nelle zone di conflitto, affermando: “I bambini non sono numeri. Sono volti. Nomi. Storie. E ognuno di loro è sacro.” Ora, quelle parole diventano azione concreta attraverso “Il veicolo della speranza”. (Continua dopo le foto)
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La papamobile diventa un presidio sanitario mobile
Riconvertita completamente, la papamobile verrà dotata di strumentazioni mediche all’avanguardia, tra cui dispositivi per diagnosi rapide, vaccinazioni, kit di sutura, materiali per la disinfezione, nonché forniture farmaceutiche essenziali. Sarà inoltre presidiata da medici, infermieri e operatori sanitari volontari, pronti a raggiungere i quartieri più isolati e colpiti della Striscia di Gaza, non appena le condizioni permetteranno il ripristino dei corridoi umanitari. In un comunicato ufficiale, Peter Brune, segretario generale di Caritas Svezia – che ha sostenuto l’iniziativa anche attraverso le donazioni raccolte durante l’Avvento – ha dichiarato: “Con questo veicolo, saremo in grado di raggiungere i bambini che oggi non hanno accesso all’assistenza sanitaria, i piccoli feriti e malnutriti. Si tratta di un intervento concreto e salvavita in un momento in cui il sistema sanitario di Gaza è quasi completamente collassato”, le sue parole.
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