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Pensioni, via con 7 anni d’anticipo: a chi spetta, come funziona

Con la legge di conversione del decreto Milleproroghe sono in arrivo alcune importanti novità per gli Italiani sul fronte pensionistico. Tra queste, l’Isopensione «Fornero», a cui si potrà far ricorso fino al 30 novembre 2026, per una durata massima di 7 anni, nelle aziende interessate da eccedenze di personale. Come spiega «Il Corriere della Sera», con l’articolo 9, comma 5-bis introdotto al Senato nella legge di conversione del decreto, “aumenta la platea dei lavoratori che si possono accompagnare alla pensione, ma i datori di lavoro devono sostenere un costo oneroso”. In altre parole “l’azienda anticipa al lavoratore che lascia l’impiego la pensione maturata fino al momento dell’esodo e questo fino alla reale maturazione dei requisiti per il primo trattamento pensionistico ordinario”. Scopriamo insieme tutti i dettagli, ecco come funziona.

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Pensioni, via con 7 anni d’anticipo: a chi spetta

Nel decreto Milleproroghe è stato prolungato il meccansimo introdotto dalla Legge Fornero del 2012 che permette alle aziende con più di 15 dipendenti, di accedere all’Isopensione. Chiarisce «Il Corriere della Sera»: “L’isopensione prevede l’onere dell’uscita a totale carico dell’azienda esodante che, in sostanza, si impegna a versare all’Inps sia le somme per l’assegno sostitutivo della pensione (assegno di esodo) tramite l’istituto, sia la contribuzione correlata. Durante il periodo dell’isopensione, il lavoratore percepisce un assegno sostitutivo della pensione e della relativa contribuzione fino alla maturazione dei requisiti minimi (ma anche anagrafici) alla pensione di vecchiaia o anticipata. Di fatto, non si parla di pensione, ma di una forma, appunto, di prepensionamento, che compensa il lavoratore dello stipendio “perso” dall’interruzione del rapporto di lavoro fino al raggiungimento della pensione”. (continua a leggere dopo le foto)

Isopensione cos’è, via dal lavoro con 7 anni di anticipo: i dettagli

Come dicevamo, l’isopensione può essere utilizzato solo da aziende con più di 15 dipendenti con l’obiettivo di incentivare l’esodo dei lavoratori più anziani in caso di eccedenza del personale. Per poterlo fare, il datore di lavoro deve stipulare accordi con i sindacati ai quali i lavoratori coinvolti aderiscono, accettando consensualmente la fine del rapporto di lavoro. La prestazione di esodo però non viene trasformata automaticamente in pensione. Per questa ragione, l’interessato ha l’onere di presentare in tempo utile la domanda di pensione all’Istituto. (continua a leggere dopo le foto)

Pensioni, quali sono in questo caso gli obblighi del datore di lavoro

Come funziona nel concreto? Lo spiega sempre «Il Corriere»: “Ogni mese il datore di lavoro deve versare la provvista per la prestazione dell’isopensione; la provvista per la contribuzione figurativa; e predisporre a garanzia del debito una fidejussione bancaria, da allegare alla domanda che viene inviata telematicamente all’Inps (la fidejussione non serve se l’azienda versa la provvista in unica soluzione). Se il datore non adempie agli obblighi, l’Inps emette un avviso e dopo 180 giorni riscuote coattivamente il credito”. Leggi anche: Giorgia Meloni, il lutto colpisce tutti: il suo messaggio di dolore

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