
C’è un attimo in cui la guerra sembra incrociare il cinema, e succede nel cuore dei Parioli, all’interno del blindatissimo hotel Parco dei Principi. Una ragazza dai capelli rossi, shorts arancioni e passo svelto si aggira per la hall, visibilmente sudata dopo una corsa. È Miriam Leone, attrice simbolo del nuovo cinema italiano. Si avvicina agli ascensori, ma due corazzieri ucraini la bloccano senza troppe cerimonie: «Not here». Miriam si guarda attorno confusa, finché le porte si aprono.
Ne esce lui, Volodymyr Zelensky, in tenuta nero militare, lo sguardo fisso su una risma di fogli che stringe tra le mani. Accanto a lui la moglie Olena, che gli tiene il braccio con delicatezza. La scena ha il sapore del surreale. Intorno, un nugolo di militari armati di mitra e walkie talkie. L’attrice osserva la scena, interdetta. Zelensky, avvicinato da un giornalista, risponde rapido con un cenno del capo e un sorriso: «Sì, mi fido». E aggiunge, con passo deciso verso l’uscita: «Sì, abbiamo bisogno di nuova difesa aerea».
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Il corteo blindato e lo spettro della notte di fuoco
Fuori dall’hotel, una fila interminabile di auto blindate con sirene spiegate si allontana. I turisti alloggiati nella struttura osservano la scena tra curiosità e stupore. È il giorno della Conferenza per la Ricostruzione dell’Ucraina, ma anche il day after di una notte drammatica: un attacco record di missili e droni russi ha colpito Kyiv e molte altre città. Un’escalation che riporta il conflitto al centro della scena.
All’interno dell’hotel, due soldati ucraini si passano lo smartphone osservando le immagini delle case sventrate. «Suka!», esplodono in un’esclamazione carica di rabbia. Zelensky passa di nuovo, i presenti si alzano in piedi. È un clima teso, segnato dalla fatica diplomatica e militare di un conflitto che sembra non trovare tregua.
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